Il duro mestiere del volontario
Minacce e insulti dopo la fatica

Protezione civile, maleducazione come “ricompensa” per l’impegno

Ma non tutti sono così: «C’è chi ci ringrazia e ci offre il caffè»

«Si capisce che le situazioni vissute da chi chiama perché si trova in difficoltà non siano delle più semplici. E su questo siamo sempre stati, e continuiamo ad esserlo, estremamente comprensivi. Quello che non capiamo, però, è arrivare così spesso, nei confronti dei volontari, alla maleducazione se non alle minacce».

A parlare dell’argomento, con dispiacere, è il coordinatore della protezione civile di Cantù, Luca Montorfano: «Forse non tutti sanno che tanti nostri volontari si sono presi le ferie dal lavoro, pur di esserci in questi giornate di allagamenti. Nessuno di noi ha preso un solo euro. Ci sono imprenditori che hanno perso una settimana di lavoro. Siamo ripagati di tutto questo dai ringraziamenti di chi invece comprende le difficoltà. Di chi ci prepara un caffè o ci porge un bicchiere d’acqua».

Le considerazioni, dopo frasi tipo “vengo lì e ti spacco la testa”, sentita dalla ragazza al centralino, oppure “dovete essere qui perché siete obbligati a farlo”, quando ci si dimentica che si dà il massimo in una situazione complicatissima, mentre altre famiglie in casa hanno un metro d’acqua, giungono dopo gli otto giorni più intensi nella storia dell’associazione di via Tripoli, insignita peraltro della benemerenza comunale. La raccolta dati è indicativa. Soltanto alla Cascina Volpe, a Cucciago, sono stati aspirati con le pompe idrovore 11 milioni di metri cui d’acqua: un lago.

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