«Il mio 25 Aprile nel mito di Garibaldi»
Da Fino a Ravenna per amore di storia

Lo storico Francescucci ha ripercorso la fuga del generale nelle paludi di Comacchio. Illustrato ai ravennati il matrimonio lampo dell’Eroe dei due mondi in villa Raimondi

Festeggiare il 25 Aprile sulle orme di Giuseppe Garibaldi.

Arduino Francescucci, il benemerito presidente della Polisportiva finese, in qualità di storico ha trascorso la festa della Liberazione non sui colli della Resistenza, senza i fischi e le polemiche fasciste o comuniste, ma pur sempre in modo patriottico, dedicando il tempo alla memoria italiana.

Insieme a 150 persone, quasi tutte con la divisa da soldati garibaldini, è stato ospite a Ravenna, nel capanno dove il condottiero della nazione si nascose, braccato dagli austriaci, mentre univa e liberava l’Italia.

«Garibaldi stava risalendo lo Stivale, voleva andare a Venezia, assediata dal nemico - racconta Francescucci - Intercettato dagli austriaci, perse tutte le barche ma riuscì a salvarsi, approdando a Magnavacca, vicino alle paludi di Comacchio: era il 1849. Aveva Anita tra le braccia, ormai morente. Lui fuggì tra canneti e boschi, rifugiandosi in questo capanno usato per la caccia. Ogni anno l’associazione locale festeggia il 25 Aprile ripercorrendo con una messinscena, rigorosamente in costume, queste pagine di storia».

LEGGETE l’ampio servizio

su LA PROVINCIA di MERCOLEDÌ 29 aprile 2015

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