Il reddito di cittadinanza ci sarà ancora nel 2023, ma a nuove condizioni e solo fino a fine anno

Legge di bilancio A spiegarlo è stata Giorgia Meloni stessa nel corso di una conferenza stampa tenutasi questa mattina: «Serviva più tempo per una riforma complessiva, ma alla fine del prossimo anno verrà abolito per chi è in condizioni di lavorare».

Il reddito di cittadinanza continuerà a esistere anche dopo la fine del 2022? Di fatto sì, ma ad alcune condizioni nuove e diverse rispetto al passato. Dal 1° gennaio 2023 infatti le persone definite “occupabili”, ovvero di età compresa tra i 18 e i 59 anni, abili al lavoro, che non abbiano disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni di età nel nucleo famigliare, potranno percepire il reddito di cittadinanza per un massimo di 7/8 mensilità.

Fino ad oggi invece si era parlato di 18 mensilità rinnovabili. In aggiunta, per questa categoria di “occupabili” il governo Meloni ha previsto la partecipazione, per almeno sei mesi, a un corso di formazione o riqualificazione professionale. Se questi criteri non vengono rispettati, il beneficio del reddito di cittadinanza decade e la stessa sorte tocca a chi rifiuti quella che viene definita “prima offerta congrua” di lavoro.

A dirlo non è ancora il testo ufficiale del disegno di legge di bilancio per il 2023 (che ancora non è stato pubblicato), ma un comunicato stampa del Consiglio de ministri che nelle scorse ore ha approvato la manovra poi presentata da Giorgia Meloni stessa nel corso di una conferenza stampa tenutasi questa mattina.

1,21 milioni di richieste da gennaio a settembre 2022

Di fatto quella contro il reddito di cittadinanza è stata fin dall’inizio della campagna elettorale una battaglia specifica della destra: l’idea iniziale infatti era quella di cancellare del tutto il sussidio a partire da gennaio per la medesima categoria richiamata nei paragrafi precedenti, gli “occupabili” appunto. La ragione dietro una manovra di questo tipo sarebbe stata legata a un sensibile risparmio per lo Stato, che nei primi tre anni di esistenza del reddito di cittadinanza ha speso quasi 20 miliardi di euro, ma le condizioni economiche attuali di una larga fetta della popolazione - legate soprattutto alla guerra in Ucraina e alla conseguente crisi energetica - hanno portato con ogni probabilità il Governo a rallentare il percorso che avrebbe dovuto portare all’eliminazione del sussidio. A farne domanda nei primi nove mesi del 2022 infatti, secondo un report realizzato da Inps e consultabile qui, sarebbero stati 1,21 milioni di nuclei famigliari: persone che, se il reddito di cittadinanza fosse stato effettivamente cancellato a partire da gennaio 2023, si sarebbero potute trovare in condizioni critiche.

Un anno di passaggio dunque, come di fatto Meloni ha reso chiaro nella conferenza di questa mattina, sottolineando che l’intenzione del governo è esattamente quella di procedere verso una progressiva riforma del sussidio. Una riforma cioè che porti a far sì che possano trarne beneficio solo persone che oggettivamente siano impossibilitate a trovare un posto di lavoro come disabili, anziani, famiglie prive di reddito con minori a carico e donne in gravidanza.

Il reddito di cittadinanza sarà abolito nel 2024 per gli “occupabili”

«Noi abbiamo sempre detto che il reddito di cittadinanza era una misura sbagliata perché uno Stato giusto non mette sullo stesso piano chi non può lavorare e chi può farlo - ha detto Giorgia Meloni in conferenza stampa - avremmo avuto bisogno di più tempo per fare una riforma complessiva, che faremo, di questa materia. Ma intanto si continua a tutelare chi non può lavorare (disabili, anziani, famiglie prive di reddito con minori a carico e aggiungiamo le donne in gravidanza), per gli altri il reddito di cittadinanza viene abolito alla fine del prossimo anno, il 2023».

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