Il sindaco di Fino: «Terrorizzato dalla ’ndrangheta»

La requisitoria del pm antimafia per Insubria: «Chiaro clima di intimidazione a Fino Mornasco». Il sindaco Giuseppe Napoli in novembre è scoppiato in lacrime davanti ai Ros: «I clan hanno condizionato le mie scelte»

La «crisi emotiva di pianto» arriva improvvisa, nel bel mezzo di domande e risposte con i carabinieri del Ros. A crollare è nientemeno che il sindaco di Fino Mornasco, Giuseppe Napoli, che ammette: «Ero terrorizzato». Da chi? Dagli uomini dei clan.

È il 21 novembre 2014, da pochi giorni i Ros e la Dda di Milano hanno decapitato quelli che vengono considerati i vertici della ’ndrangheta tra Fino e Cermenate. L’operazione Insubria ha appena svelato due nuove locali calabresi nel Comasco e il clima di terrore instaurato sul territorio. Napoli viene sentito dall’antimafia come persona informata sui fatti.

Nel corso della testimonianza i carabinieri fanno partire l’intercettazione di alcune telefonate tra il primo cittadino e l’ex presidente del consiglio comunale, Luca Cairoli. I due parlano di un’ordinanza del marzo 2013, con la quale la giunta ha anticipato di un’ora l’orario di chiusura dei locali in paese. Motivo: le proteste di chi abita nelle vicinanze di un locale riconducibile a un ex condannato dell’inchiesta antimafia i Fiori della notte di San Vito.

Napoli e Cairoli, nelle telefonate, non nascondono la loro paura per la possibile reazione dell’uomo dei clan.

Ma il timore di possibili ripercussioni è talmente forte che l’ordinanza diventa una specie di incubo per i due. Soprattutto per Napoli, che a risentire le intercettazioni a distanza di oltre un anno non regge all’emozione. Scrivono i carabinieri: «Si dà atto che il verbale viene sospeso dalle ore 15.25 alle 15.40 per dare la possibilità» al testimone «di ricomporsi dopo una crisi emotiva di pianto determinata dalla paura a ricordare certi episodi».

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