Cronaca / Lago e valli
Mercoledì 25 Febbraio 2015
«Io, Vittorio Emanuele e l’arresto. Vi racconto quei giorni terribili»
Nell’inchiesta del pm Woodcock fu coinvolto anche Giuseppe Rizzani di Lanzo
«Nessun indennizzo potrà mai ripagarti della sofferenza patita. L’essere stato accusato ingiustamente di un fatto ignobile mai commesso ti cambia la vita».
È sereno e felice Giuseppe Rizzani , (a sinistra nella foto) amico di lunga data di Vittorio Emanuele IV di Savoia (a dopo la notizia che lo Stato italiano ha riconosciuto al Principe un indennizzo di 40 mila euro per l’ingiusta detenzione . Un calvario giudiziario quello dell’erede al trono dal quale era stato prosciolto da ogni accusa nel marzo del 2007 e che ha scatenato grandi polemiche.
Una vicenda giudiziaria, tuttavia, nella quale venne coinvolto suo malgrado anche Rizzani, la cui famiglia è legata da generazioni alla dinastia di Casa Savoia. Rizzani venne arrestato insieme Vittorio Emanuele a Varenna.
«Incredulità amarezza, tanta sofferenza ma non rassegnazione- ribadisce Rizzani- A Lanzo dove sono cresciuto e dove tutti mi conoscono, la maggior parte della gente pensò subito ad un errore giudiziario».
Il giorno dell’arresto, il 16 giugno 2006, «Avevamo appena finito di pranzare con il principe al ristorante Ai Cipressi di Varenna insieme a tanti amministratori al termine di una cerimonia riguardante una donazione alla chiesa di Lierna», racconta. «Mentre stavano per salire in macchina fummo avvicinati da alcuni poliziotti in borghese. Ci dissero che non potevamo traghettare per il pericolo di un attentato al Principe. Fummo accompagnati nel posto più vicino di Polizia, nel presidio della Polstrada di Bellano. Giunti in caserma con quello stratagemma avvenne la separazione: io in una stanza e il principe in un’altra. Dopo poco ci notificarono l’ordine di arresto. Per me i domiciliari e fui accompagnato a nella mia casa di Milano e per Vittorio Emanuele il trasferimento verso la Casa Circondariale di Potenza».
«L’accusa nei miei confronti era di favoreggiamento della prostituzione. Accuse formulate sulla scorta di alcune intercettazioni telefoniche. Qualche frase scherzosa mal interpretata ha fatto scatenare un putiferio. Dai giudici di Como (ai quali il fascicolo era stato trasmesso per competenza territoriale, ndr) a marzo del 2007 venni prosciolto nella fase istruttoria e la mia posizione archiviata perchè il fatto non sussiste».
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