«Io, Tony d’America
Da Lenno alla Love Boat»

Antonio Rava ha iniziato sulla nave del telefilm

Panettiere, juventino, sogna la pensione a Bora Bora

Se non si fosse innamorato di una ragazza inglese a vent’anni, forse sarebbe rimasto a Lenno tutta la vita. Invece prima è andato a lavorare in Inghilterra.

E dopo, proprio a causa di quell’amore finito, è andato a fare il panettiere sulle nave dell’amore. Antonio Rava, 65 anni a settembre, Tony d’America per gli amici di Tremezzina, ha iniziato la carriera nel novembre del 1976 sulla Pacific Princess quando a bordo giravano le puntate di Love Boat.

«I protagonisti del telefilm li ho visti tutti - dice -. Ma se è per quello ho visto anche Lady D, che era bellissima e ho anche la foto ricordo, Cary Grant che era con la moglie, e Steve Mc Queen che non stava tanto bene ed era quasi sempre in cabina anche perchè appena usciva veniva assalito dai fans».

All’inizio la vita sulla nave è stata dura. «Per fortuna visto che per tre anni avevo vissuto un po’ a Lenno un po’ in Inghilterra con la mia fidanzata, un po’ di inglese lo sapevo. Però ho dovuto comunque abituarmi. Dopo ci ho preso gusto. Grazie al mio lavoro sono stato ovunque. Anche se all’inizio comunicare con casa era difficile. Mandavi un telegramma se arrivava, arrivava. Altrimenti arrivederci e grazie».

Tony è juventino, così juventino che uno dei suoi molteplici tatuaggi è un enorme scudetto. «Al lunedì si correva a cercare la Gazzetta per sapere che cosa aveva fatto la Juve», racconta ridendo.

Antonio ha fatto il giro del mondo cinque volte sulla nave che sta in mare 101 giorni. Ma anche contando le crociere con tratte più corte, ha toccato tutte le coste del pianeta.

Cina, Giappone, Alaska, Bora Bora, Argentina, Haiti. Basta dire un continente, uno Stato o una città, e la risposta è «si ci sono stato».

Acapulco, ovviamente, dove attraccavano sempre gli attori di Love Boat. Ha messo la bandierina dappertutto e soprattutto si è portato a casa un cappellino per ogni posto toccato. Adesso ne ha una collezione intera. Per non parlare delle magliette che regala a tutti i suoi amici a casa.

«Sulla nave funziona così - inizia raccontare -. Non esistono giorni di riposo, sabati e domeniche. Per te la nave è la panetteria e fine della discussione».

Il pane e gli impasti vanno fatti giorno e notte i passeggeri hanno l’abitudine di mangiare a tutte le ore. Però, anche senza giorni di riposo, qualche ora libera per esplorare il mondo c’era. «E quindi potevamo scendere a visitare le città».

Le foto raccontano il viaggio di Tony che compare in bici e baffoni sotto alla statua di Lenin in Ucraina. In canottiera e baffoni sotto il cartello della Turchia. Tony in maglione scarpe da tennis e baffoni sulla locomotiva della “caccia dell’oro” in Alaska. Tony con basco rosso e baffoni con un santone indiano. Tony in divisa sull’attenti mentre passa la principessa Diana che ha inaugurato la Royal Princess. Tony in cappello blu, cinepresa e baffoni davanti alla muraglia cinese.

Tony con baffoni e cucciolo di leone in braccia ad Acapulco e con macchina fotografica e baffoni sotto al monumento alla pace a Nagasaki.

Mentre negli anni Settanta la maggior parte della gente doveva fare come Paperino e appiccicare la propria sagoma su sfondo finto per far vedere che aveva viaggiato, Tony viaggiava davvero.Bermuda, Caraibi, Los Angeles, Florida, Panama, Australia, Messico. Con le vecchie o le nuove navi, non c’è porto che Tony non abbia toccato.

«Una volta salivano solo i ricchi, i manager, i dirigenti. Adesso la crociera è a portata di tutti, in America la pagano anche a rate».

Il mal di mare, lui non l’ha mai sofferto. Ma tanti colleghi sì. Tony è della vecchia guardia, quella che lavorava tanto e bene. Fratello di panettiere (Giancarlo Rava ha il negozio a Lenno), Tony ha rubato il mestiere ai vecchi. «I vecchi dicevano che il pane deve cantare per dire che deve essere croccante. Ma sulle navi non sanno neanche cos’è la rosetta, gli stranieri preferiscono il pane morbido».

Rava si è sposato con una collega, ma il matrimonio è finito. «Non abbiamo avuto figli, ma penso sia meglio così. Vedo i colleghi, quando tornano a casa i figli non li riconoscono come padri. Un padre deve essere presente. Se sei via 8 mesi all’anno come fai?». E infatti Tony torna a casa due volte all’anno senza date fisse. In questa tornata è rientrato a Lenno il 23 maggio e il 19 luglio è pronto a imbarcarsi.

«La società mi ha chiesto se voglio lavorare anche dopo la pensione. Non lo so, ci penso». Se e quando andrà, Tony metterà a riposo la Lucia che ha portato in giro in tutto. «Io sono di Lenno e non mi dimentico da dove vengo. Gli stranieri impazziscono quando scoprono che vengo da Como Lake. A me il lago piace, ma per la pensione sceglierei Bora Bora. Sole, mare e non fai niente tutto il giorno; a condizione che di vedere la partita con gli amici».

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