Jessica, una speranza: ha aperto gli occhi
Cenni di risveglio a venti giorni dall’incidente di Valbrona. Ma le condizioni restano gravissime
Sottoposta a trapianti cutanei, nel fine settimana ha risposto con piccoli segnali alle domande
Piccoli cenni con il capo, in risposta alle domande. Qualche movimento della mano. Gli occhi di Jessica Riva, 19 anni, che si muovono e sembrano dire «sì, io sono qui e sto lottando, e voglio farcela».
Questa è la lettura degli amici più stretti della sassofonista di Canzo, rimasta coinvolta in un incidente sulla sua Cagiva, quasi arsa viva dalla benzina e dalle fiamme, eppure sopravvissuta al rogo che l’ha avvolta, tutto il corpo eccetto la testa, coperta dal casco. Se, per gli amici, quei gesti raccontati in queste sere d’estate, con bagliori di speranza negli occhi, significano l’uscita dal coma farmacologico indotto, al Centro Grandi Ustionati di Torino non vogliono alimentare illusioni. Nonostante questi «momenti di contatto con la realtà» - la definizione usata da chi l’ha in cura -il quadro clinico, per Jessica, resta purtroppo ancora molto precario.
Su Facebook tutti fanno il tifo
Gli amici della motociclista riferiscono del lieve cambiamento avvenuto in questi giorni, tra sabato e domenica.
Il 28 giugno, nel primo pomeriggio, Jessica era rimasta coinvolta nel gravissimo incidente avvenuto davanti alla chiesa di Visino, a Valbrona. Lo scontro frontale con un’auto. La sua moto in fiamme. Dopo il ricovero all’ospedale Sant’Anna di Como, nella notte, la ragazza era stata trasportata in elisoccorso a Torino. Da allora, il tifo per Jessica era si era attivato attraverso il suo profilo Facebook. Dove, ancora oggi, ogni giorno compaiono messaggi.
Sul fatto che Jessica abbia compiuto qualche movimento c’è anche la conferma dell’Azienda Città della Salute e della Scienza di Torino. Ci sono comunque una serie di sottolineature. Come spiega l’ufficio stampa, nell’asciuttezza del linguaggio medico, Jessica, che prima riceveva ossigeno grazie a un’intubazione per via orale, ora è stata tracheotomizzata - una limitata incisione all’altezza della gola, sempre per permettere il passaggio dell’aria attraverso un piccolo condotto - proprio per cercare di evitare infezioni, come avviene per i pazienti di lunga degenza. Quindi, Jessica non può parlare e respira come se fosse ancora intubata.
Sperare non è più vietato
Resta sempre in coma farmacologico. Anche se la sedazione, ora, si è parzialmente alleggerita. Le condizioni sono stabili. E, quindi, molto gravi. I cenni con la testa, per l’ospedale, sono conseguenza di una sedazione più leggera. Restano da capire quanto siano frequenti questi tempi.
Ma, al di là della premessa, per l’ospedale torinese l’interpretazione importante è un’altra.
La notizia buona, infatti, è la tenuta, al momento, del quadro clinico. In settimane in cui Jessica resta a rischio di infezioni, sotto dose massicce di antibiotico. I tempi di ripresa, nelle migliori delle ipotesi, restano purtroppo molto lunghi. La situazione viene definita borderline, molto delicata e soggetta a peggioramenti improvvisi, da tenere monitorata in continuazione. Come da prassi, sono in corso i trapianti cutanei, a rischio di rigetti. Ma oggi non è vietato sperare. n
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