«La nostra casa devastata»
Un gallaratese in Sardegna

Lo sconforto di Luca Pidone per i danni nell’abitazione di Olbia. «Ho trovato il fango nel forno. Ma qui c’è gente che ha perso tutto»

«Non riconosci più le strade della tua città».

Non quelle di Gallarate, dove è cresciuto e vive tuttora.

Ma quelle di Olbia, la città della madre, dove Luca Pidone è tornato ieri mattina per constatare i danni provocati dall’alluvione.

«Qui c’è veramente disperazione - racconta al telefono -non voglio fare del qualunquismo, ma qui davvero la gente non sa come reagire».

In Sardegna, la famiglia Pidone - conosciuta a Gallarate sia per la militanza politica prima nel Psi poi nel Pdl e in Scelta Civica e perché il padre Martino è una delle colonne portanti della Pro loco - possiede un bilocale, «acquistato con i risparmi di una vita quando i miei sono andati in pensione».

E arredato anche «con i ricordi dei miei nonni. Quando sono mancati, mia madre e le sue otto sorelle si sono divise le cose. E adesso ho un quadro e un mobile completamente distrutti dall’acqua».

In gioco non c’è solo l’aspetto economico, «è un valore affettivo che si è perso».

Certo, per lui si tratta di un’abitazione dove trascorrere le vacanze. «Però qui c’è gente che ha perso la prima casa e che ora dorme in albergo. Qui vicino viveva una delle bambine che sono morte a causa dell’acqua». Che all’interno di casa Pidone ha raggiunto il metro e 70.

«Qua di fuori c’è di tutto: un lavandino, dei pupazzi, vestiti. Un asse da stiro. Quando sono arrivato ho trovato la vetrata all’ingresso divelta dall’acqua. In sala non ho più nulla, sto buttando via tutto quanto - racconta - prima ho aperto il forno, era pieno di fango».

È difficile descrivere quello che hanno visto gli occhi di Pidone: «Basta immaginare a tutti gli oggetti che si hanno in casa. E pensare di vederli tutti per la strada».

La disperazione per il disastro causato dall’alluvione non è però l’unico sentimento ad agitare il giovane gallaratese.

«Stamattina - ieri, ndr - ho sentito delle urla, sono corso fuori e ho visto gente che correva verso una casa perché c’erano due zingari che erano entrati a rubare».

La meschinità, però, non fa distinzioni di pelle.

«Sono andato a cercare un’azienda per spurgare l’acqua e il fango e mi hanno chiesto 250 euro l’ora. Altrimenti, giustamente, bisogna mettersi in fila e attendere la Prociv. Però c’è gente che lucra». A riportare un po’ di sereno «c’è anche tanta solidarietà», dice mentre il pianto gli rompe la voce.

Arrivato ad Olbia nella mattinata di ieri, «ho trovato i parenti e gli amici che mi stanno aiutando a togliere l’acqua e a tirare fuori le cose. E poi ci sono le forze dell’ordine».

Tutti impegnati in uno sforzo collettivo per ripartire dopo l’alluvione. E ripartire, nonostante l’amarezza: «Ora la casa è vuota, come il giorno in cui l’ho acquistata».

Ricominciare ad arredarla è un modo per farla ricominciare a vivere dopo il disastro.

Riccardo Saporiti

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