«La perdita di lavoro
spinge a giocare di più»

Tarpini, Cgil, sposa la tesi di Giuseppe Frangi . «Ho visto famiglie rovinate dalla ludopatia

Sbagliato mettere le slot in qualunque bar»

Como

«Ho visto famiglie devastate dal gioco. Alcuni erano anche disoccupati. Di sicuro l’esplosione delle sale slot e la diffusione della ludopatia è figlia di questa crisi insieme ai compra oro».

Troppe possibilità di giocare

Alessandro Tarpini segretario della Cgil sposa la tesi di Giuseppe Frangi che, su L’Ordine scrive: «Il gioco nasce anche da un altro vuoto lasciato da una cultura devastante che nei decenni passati ha demolito il valore del lavoro e della virtù che con il lavoro è connessa: la virtù della competenza, della pazienza, della dedizione, del progredire. L’ideologia del non lavoro - prosegue Frangi - ha educato le persone a marginalizzarlo mentalmente e a ridurre quantitativamente il tempo. Nel vuoto che si è aperto, e che si è anche allargato enormemente per il fatto drammatico che di lavoro nel frattempo ce n’è sempre meno, si è infilata l’aspettativa del colpo di bacchetta magica».

Tentare la fortuna, cercar e di cambiare vita, pensare di poterlo fare dopo aver vinto qualche centinaio di euro con le slot, il lotto o i gratta e vinci e rovinarsi la vita inseguendo una vincita decisiva che non arriva.

«È una vera e propria epidemia - conferma Tarpini - La Cgil ormai è un pronto soccorso. I disoccupati a Como sono 18mila. Il disagio psicologico è peggiorato dal fatto che l’Italia è diventato uno dei Paesi in cui si gioca di più perché giocare è diventato facilissimo. Si può giocare ovunque. E questa è solo una responsabilità dello Stato».

«L’Italia era il Paese con più regole - prosegue il segretario della Cgil - tolte quelle quattro licenze delle case da gioco non si poteva giocare da nessun’altra parte. Ora invece si può giocare da mattino a sera da qualunque parte. Così la gente si rovina».

© RIPRODUZIONE RISERVATA