La rabbia degli infermieri comaschi
«Altro che eroi, ci avete dimenticati»

Delegazione di professionisti lariani alla manifestazione organizzata a Milano

Per tre mesi hanno rischiato e si sono ammalati. Hanno rinunciato ai turni di riposo. I loro volti sono stati segnati dalle mascherine e dagli occhiali e dai presidi di protezione tenuti per ore. Sono stati chiamati eroi, ed è stato loro promesso che non sarebbero stati dimenticati. E invece... «E invece alla fine è andata esattamente come dovevamo aspettarci» denunciano gli infermieri di Nursing Up, sigla sindacale della categoria.

C’erano anche numerosi infermieri comaschi al presidio organizzato, ieri mattina, all’esterno dell’ospedale Niguarda di Milano per chiedere l’adeguamento degli stipendi della categoria, assunzioni per adeguare l’organico, il riconoscimento del ruolo dell’infermiere.

«Ci hanno chiamati angeli e più spesso eroi - dice Monica Trombetta, dirigente sindacale di Nursing up e consigliera dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Como - ma nessuno di noi si è mai sentito un eroe. Siamo professionisti con competenze sviluppate in anni di studio universitario, specializzazioni, esperienza, aggiornamento. E le competenze devono essere riconosciute». Cosa che, invece, in Italia non avviene. Gli infermieri hanno atteso la fine dell’emergenza, sperando che dal governo qualcosa si muovesse, e invece nulla è successo. Da qui la decisione di scendere in piazza.

«Non è un mistero - spiega ancora Monica Trombetta - che le dotazioni organiche risalgono a una legge di trent’anni fa, che i nostri stipendi sono tra i più bassi d’Europa, che le indennità sono ferme a 25 anni fa. Riempirsi la bocca di frasi di elogio non serve a noi e non servirà a creare nuove professionalità e un nuovo sistema sanitario più efficiente. E i bonus, arrivati o meno nelle tasche dei professionisti sanitari, non colmano il vuoto dei diritti che sono stati cancellati negli ultimi vent’anni e neanche i sacrifici degli ultimi tre mesi».

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