Cronaca / Lago e valli
Lunedì 16 Giugno 2014
La storia dell’Altolario
Dalle streghe al nuovo mondo
Il terzo numero del bollettino della Società storica altolariana
Tante curiosità culturali sul terzo numero del bollettino della Società storica altolariana.
Pieralda Albonico parla di Pietro Cattani, abile mercante di Stazzona che fece fortuna a Pesaro e che nel testamento obbligò l’erede universale a far celebrare mille messe in tre mesi in suo suffragio. La stessa autrice, con Norita Spelzini, presenta un inventario delle suppellettili sacre, dono degli emigranti a Palermo alle chiese dei paesi natali, in buona parte ancora conservate.
Del recente restauro della statua lignea della Madonna della chiesa di Dosso del Liro dà informazione la restauratrice stessa, Laura De Nardi, mentre Vittorio Comalini e Rita Pellegrini raccontano rispettivamente della cappella di Santa Marta e della cappella “Panizza”, entrambe nella parrocchiale di Domaso.
Marco Sampietro scopre i segreti dei capomastri Cometti della Valle Maggia, che a cavallo tra il ’600 e il ’700 furono molto attivi anche in Alto Lario.
A dir poco curiosa è la figura di Pietro Giuseppe Pizzala, gerese che partì alla volta dell’America a metà dell’800: dalla ricerca di Ugo Carniti si apprende che venne arruolato nell’esercito sudista nella guerra di secessione, distinguendosi nel “Fire Man Guards”, un corpo che nell’aprile 1865 resistette ai nordisti a Montgomery facendo barricate con balle di cotone.
La ferrovia del lago di Como, studiata come via d’accesso al passo dello Spluga, venne ipotizzata da più progetti, fin dal 1860.
Nel capitolo ad essa dedicato da Lorenza Fumagalli si cita la presentazione, nel novembre del 1900, di un progetto di linea ferroviaria elettrica da Chiavenna a Ponte Chiasso nell’asilo di Menaggio; negli anni successivi si continuò a parlare dei vantaggi di una simile infrastruttura, senza tuttavia riuscire a raccogliere i fondi necessari e nel 1906 tramontò definitivamente il sogno di una ferrovia lungo la sponda occidentale lariana. Remo Bracchi, infine, rievoca il mito delle streghe fra Lario, Valtellina e Valchiavenna.
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