La tangenziale fantasma
già costata milioni di euro
Il secondo lotto, da Albate ad Albese, è stato accantonato perché troppo costoso. Dal 2009 a oggi non è stata definita nessuna alternativa e l’autostrada è monca
La tangenziale di Como aprirà al traffico tra un anno (così ha garantito l’amministratore delegato di Pedemontana e presidente di Serravalle Marzio Agnoloni), ma sarà di fatto dimezzata. La costruzione del primo lotto (dall’autostrada A9 allo svincolo dell’Acquanegra) è ormai al 60%, mentre il secondo lotto (dall’Acquanegra ad Albese) è ormai lettera morta benché sia stato realizzato il progetto definitivo.
Nel 1999 si definì la realizzazione del cosiddetto “corridoio basso” di Pedemontana (passaggio da Lomazzo) e, in cambio, si stabilì, nero su bianco, la costruzione della tangenziale di Como come «opera prioritaria». E nelle premesse del protocollo d’intesa (per la Regione la firma è quella di Giorgio Pozzi) il sistema tangenziale di Como viene definito «priorità assoluta a livello regionale e nazionale».
Nel 2006 il Cipe, con una delibera, prosegue nella stessa direzione. Un anno più tardi i secondi lotti di Varese e Como non vengono inseriti nel piano finanziario. Nel frattempo, però si fanno i progetti. Per il primo lotto (143 milioni di euro nel progetto preliminare), ma anche per il secondo (da 477 milioni esplode a 859 milioni di euro con il definitivo).
La storia del primo è ormai realtà, mentre per il secondo tratto non c’è nemmeno un euro di finanziamento, mentre sono stati spesi alcuni milioni di euro per la progettazione definitiva. Impossibile quantificare l’ammontare con precisione perché, rispetto al canonico 10% sull’importo dei lavori, intercorrono ribassi d’asta e sconti. In ogni caso per il progetto definitivo della strada che non si farà mai di soldi ne sono stati spesi parecchi.
La stessa Regione Lombardia, nel 2009, aveva inviato a Roma il suo parere nel quale, proponeva al Governo di «differire l’approvazione del secondo lotto della tangenziale prescrivendo al soggetto attuatore lo studio di una soluzione alternativa». Alternativa che, però, non esiste anche perché formalmente non sono stati realizzati nuovi progetti. L’ex dirigente provinciale delle Grandi Opere Giuseppe Cosenza aveva proposto, da un punto di vista tecnico, di impugnare gli accordi di programma chiedendone il rispetto, ma l’idea non venne portata avanti dalla giunta e dal presidente della Provincia Leonardo Carioni (oggi commissario straordinario, che siede anche da diversi anni nel cda di Pedemontana). Il collegio di vigilanza (con la presidenza dell’ex assessore regionale Raffaele Cattaneo) aveva deliberato di verificare la possibilità di un passaggio del secondo lotto sotto il lago di Montorfano e con sbocco a Orsenigo. La certezza, per ora, è solo il primo tratto.
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