Cronaca
Venerdì 20 Marzo 2009
«Io, vicino di cella
del "mostro" di Erba»
Un varesino di 53 anni ci racconta la sua esperienza: ha vissuto per nove mesi nella cella accanto a quella di Olindo Romano. «Ho decifrato io il suo famoso codice»
«A Romano non ho mai stretto la mano e non sarò mai suo amico - tiene però a mettere in chiaro il nostro interlocutore che, come condizione per ottenere l’intervista, ci chiede di rimanere anonimo. Si tratta di un varesino di 53 anni, di cui gli ultimi due vissuti fra il Bassone di Como e il carcere di Sondrio, per scontare una condanna per spaccio di droga. «Il pensiero che nella strage di Erba avesse ucciso anche un bimbo piccolo mi ripugnava - prosegue nel suo racconto - Io ho due figli piccoli e anche per questo motivo per il primo mese e mezzo non gli ho rivolto la parola».
Poi cos’è cambiato?
Niente di particolare ma vivere in isolamento è dura per tutti, ovviamente anche per me e, quindi, scambiare due chiacchiere con i vicini di cella serve ad andare avanti. Olindo Romano, poi, si è sempre comportato gentilmente con me, in particolare mi ha dato più di una volta sigarette quando io non ne avevo più e mi ha regalato alcuni disegni che faceva lui, di Topolino e Paperino, che voleva regalassi ai miei figli piccoli».
Una volta creato un legame, di cosa avete parlato per mesi?
«Ogni cosa che faceva, ogni suo pensiero era rivolto alla moglie Rosa. Era impressionante il legame che emergeva dalle parole che riservava alla moglie. Anche il codice Olindo che aveva studiato e trascritto sulla Bibbia, era stato ideato con il preciso scopo di scrivere alla moglie delle lettere».
Che lei sappia, Olindo Romano ha mai potuto utilizzare il suo famigerato codice?
«No. Prima che la Bibbia venisse scoperta dagli agenti penitenziari, non aveva mai avuto modo di scrivere alla moglie nulla, anche perché tutto quello che lui scrive è sotto censura. Comunque, il suo codice aveva avuto modo di spiegarmelo e ci siamo anche scritti un paio di lettere per provarlo».
E’ un codice complesso?
«Una volta che si sa quale lettera dell’alfabeto associare alla casella giusta, no. Diventa facile. Sono stato io a svelare agli inquirenti i "segreti" del codice di Olindo dopo che avevano sequestrato la famigerata Bibbia. Non c’è stato bisogno di scomodare matematici o professori universitari: la soluzione l’avevo io e l’ho fornita a chi di dovere».
Guglielmo De Vita
© RIPRODUZIONE RISERVATA