Cronaca
Sabato 03 Febbraio 2018
Lavori gravosi: non aumenta
l’età per andare in pensione
Quindici categorie che svolgono mansioni particolarmente gravose e affaticanti non dovranno aspettare i 67 anni per potersi ritirare dal lavoro
Niente aumento dell’età pensionabile per quindici categorie di lavoratori. Non dovranno arrivare a 67 anni, nel 2019, tutti coloro che svolgono mansioni particolarmente gravose e affaticanti.
Il decreto è stato firmato nella giornata di venerdì. Si tratta di operai dell’industria estrattiva, operai dell’edilizia e della manutenzione degli edifici, conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni, conciatori di pelli e pellicce, conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante, conduttori di mezzi pesanti e camion, personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni, addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza, insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido, facchini e addetti allo spostamento merci, personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia, operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti, operai agricoli, marittimi, pescatori e operai siderurgici di seconda fusione. Per loro rimarrà il limite di età di 66 anni e sette mesi.
Il decreto ministeriale sulle 15 categorie di lavori gravosi «consente di allargare la platea dell’Ape sociale e dei precoci per il 2018 e permette nel 2019 e 2020 il pensionamento senza il previsto adeguamento alla speranza di vita a circa 49.800 lavoratori». Lo spiega Stefano Patriarca, uno dei tecnici di Palazzo Chigi che ha lavorato al dossier. Questi numeri, prosegue, «vanno ad aggiungersi ai 69.400 lavoratori che potranno usufruire o dell’Ape sociale (che consente l’uscita dal mercato del lavoro anche con 4 anni di anticipo) o pensionarsi con 41 anni di contributi a qualsiasi età» (i precoci). Nel complesso, quindi, «tra il 2017 e il 2020 circa 119.200 persone potranno, se vorranno, anticipare l’uscita dal mercato del lavoro senza nessuna penalizzazione della pensione. Tutto ciò con un intervento finanziario a carico dello Stato coerente con le necessità di stabilizzazione finanziaria del bilancio pubblico», sottolinea Patriarca.
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