«Le paratie di Como
come il Mose di Venezia»

È quanto scrive il tribunale nella sentenza di assoluzione per i proiettili indirizzati agli assessori

«Significativi spunti investigativi sulle infiltrazioni delinquenziali» relative al progetto comasco

Como

Un platea «quasi sconfinata» di possibili «mitomani», di potenziali “attentatori” che, all’epoca - visto il clima - avrebbero ben potuto indirizzare agli assessori uno o più proiettili in busta chiusa. E soprattutto un progetto, quelle per le paratie, che richiama così da vicino l’analogo intervento veneziano per il Mose da far emergere «significativi spunti investigativi sulle infiltrazioni delinquenziali relative anche alla gestione del progetto comasco».

È quanto scrive il tribunale di Como nella sentenza di assoluzione di Gaetano Sangiorgio, 49 anni, ormai ex imputato - assieme a tale Ioan Donea, un cittadino rumeno contumace del quale si sono perse le tracce fin dal 2009 - del reato di minacce, consistite nell’avere inviato al cellulare di un giornalista de La Provincia una serie di sms minatori indirizzati agli allora assessori Fulvio Caradonna e Diego Peverelli, e di avere recapitato a casa di entrambi (e al domicilio del titolare del Pappafico di viale Geno Luca Santoro) un po’ di proiettili calibro 7,62, munizionamento standard del Kalashnikov.

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