Cronaca / Como città
Giovedì 19 Dicembre 2013
«Le paratie sul lago
mi hanno ferito
Il muro? Vergogna»
Parla l’ex sindaco Antonio Spallino su vari temi di attualità per la città
Como
Per i comaschi resta il “Sindaco”. Con la s maiuscola. E non solo perché ha guidato Como ininterrottamente per quindici anni, dal 1970 al 1985. Per i cinque anni precedenti era stato assessore all’Urbanistica nella giunta guidata da Lino Gelpi.
Antonio Spallino è avvocato, ma da sempre grande sportivo: campione italiano di spada nel 1949, di fioretto nel 1958, campione del mondo a squadre di spada nel 1949 e di fioretto nel 1954 e 1955. Ha vinto anche tre medaglie olimpiche (Helsinki nel 1952 e Melbourne nel 1956). Per anni è stato anche presidente del Panathlon International. Insomma, Antonio Spallino è tante cose insieme e, non a caso, il libro su di lui presentato ieri sera in biblioteca lo definisce «uomo, amministratore, sportivo, intellettuale».
Lei è il sindaco che sarà ricordato per aver tolto le auto dal centro storico. Cosa pensò allora, di fronte alle proteste (soprattutto dei commercianti) e cosa la convinse ad andare avanti?
Ricordo come fosse oggi l’esposizione del progetto predisposto da due personalità che avevamo scelto tra i più competenti in Italia nel settore della mobilità – il dottor Zambrini di Milano e l’ingegner Quaglia di Roma. Convocai dieci esponenti della categoria dei commercianti tradizionalmente contrari a qualsiasi mutamento delle loro posizioni di comodo. Il verbale del loro rifiuto è depositato insieme al progetto e si può leggere in Comune di Como. Ciò la dice lunga sul dislivello culturale allora prevalente in questa categoria.Uno solo dei convocati – che ricordo con stima e gratitudine, esponente della famiglia Ratti – dichiarò di essere favorevole all’attuazione del progetto.
E poi?
Nonostante l’opposizione dei più, procedemmo all’adozione delle misure necessarie per la realizzazione ed alla loro attuazione dando credito agli esperti. Oggi, penso che nessuno riproporrebbe l’opposizione “a priori” allora sollevata a gran voce dalla maggioranza degli interpellati.
Adesso però la storia si sta ripetendo: Lucini vuole ampliare la zona a traffico limitato, ma le resistenze sono tante. Cosa ne pensa? Lei come procederebbe?
Poiché questa mia esperienza - come quella delle opposizioni allora sollevate contro il progetto di salvaguardia della vita in città - hanno confermato in me e nei miei collaboratori la convinzione che il progetto di allora era valido, ovvio che lo ritengo valido anche oggi.
Una cosa fatta dalle amministrazioni successive alla sua e che l’ha ferita...
Le paratie.
Passiamo ora alla Ticosa: lei l’acquistò nel 1982,quando era sindaco. Vedendo le condizioni attuali e della ex tintostamperia e, tenendo conto che sono passati più di trent’anni, pensa di aver fatto la scelta migliore per la città?
Sì, se le successive amministrazioni succedutesi avessero messo in atto il relativo programma.
Come vedrebbe lei il futuro di quell’area (41mila mq tra via Grandi e il cimitero)?
Se non passasse il progetto della “Casa del Fascio” (il Comune punta ad acquisirne l’utilizzo per organizzare eventi e un centro studi dedicato al Razionalismo, ma per il momento è tutto fermo, ndr), una cittadella della cultura.
Cosa ha pensato quando ha visto il muro costruito nel settembre 2009 sul lungolago?
Una vergogna.
Un consiglio che si sente di dare al sindaco Lucini…
Lo stesso che aveva espresso,allora, a me il sindaco Lino Gelpi e cioè «Guardati dai falsi amici».
Lei è stato insignito dell’Abbondino d’oro nel 1995, la massima onorificenza cittadina. Che giudizio dà sulla città di Como?
A mio parere, da quando è stata pedonalizzata, Como è una bellissima e fruibilissima città.
Gisella Roncoroni
© RIPRODUZIONE RISERVATA