«Lo abbiamo salvato con il defibrillatore»

Migliorano le condizioni del notaio Francesco Peronese, colpito da un infarto alla Canottieri I soccorritori: «Merito dell’apparecchio salvavita». Ma anche della loro prontezza e sangue freddo

Le buone notizie sono due. La prima è che le condizioni del notaio Francesco Peronese, 74 anni, presidente della Società dei palchettisti del Teatro Sociale, colpito da un infarto l’altra sera negli spogliatoi della palestra della Canottieri - dove aveva appena terminato una seduta di allenamento sul tapis roulant - sarebbero migliorate, anche se la prognosi rimane riservata.

La seconda è che - dopo tanti mesi, anni di campagne di sensibilizzazione - si è dimostrata “sul campo” l’utilità del defibrillatore, apparecchio salvavita di cui entro la fine dell’anno dovranno dotarsi obbligatoriamente tutte le società sportive, anche quelle dilettantistiche. Se - come tutti gli auguriamo - Francesco Peronese potrà tornare dagli amici della Canottieri a raccontare la sua disavventura, il merito sarà soprattutto di uno dei piccoli defibrillatori installati in sede, e magistralmente utilizzato da Maurizio Ballabio e Paolo Mariani.

Il racconto dei soccorritori

A loro si deve l’attivazione e l’impiego dell’apparecchio che, per dirla con Ballabio - abbastanza restio ad assumersi un merito che in realtà gli spetta appieno - è stato molto semplice: «Ci ha fornito tutte le indicazioni che servivano, segnalando quando vi fosse bisogno di azionarlo e quando invece servisse soltanto proseguire con il massaggio cardiaco». Di quanto siano importanti i defibrillatori ha parlato ieri anche Giovanni Ferrari, cardiologo, presidente dell’associazione Comocuore, che negli ultimi anni ha potuto distribuire in provincia di Como e in diverse altre sedi sparse su tutta la Regione Lombardia qualcosa come 500 apparecchi di questo tipo: «Se utilizzati tempestivamente - dice il dottor Ferrari - i defibrillatori sono davvero in grado di salvare vite. E l’episodio della Canottieri dimostra quanta importanza abbia un intervento tempestivo».

A terra negli spogliatoi

Se le cose andranno come auspicano tutti, Francesco Peronese potrà davvero dirsi fortunato. A trovarlo, privo di sensi, negli spogliatoi, era stato Paolo Mariani, che con Ballabio lo aveva prima trascinato in una parte asciutta della stanza, lontano dalle docce, salvo poi avviare la rianimazione cardiopolmonare: «Avevamo e abbiamo soltanto un dubbio legato ai minuti che il dottor Peronese potrebbe aver trascorso senza che il sangue confluisse al cervello - dice Ballabio - In ogni caso non credo che ne fossero passati più di due o tre da quando ci aveva salutato lasciando la palestra, a quando lo abbiamo soccorso».

«Utilizzare il defibrillatore non è stato difficile - prosegue - Lo abbiamo acceso dopodiché abbiamo seguito le istruzioni, alternando l’impiego dell’apparecchio al massaggio cardiaco. Entrambi, io e Paolo Mariani, avevamo seguito il corso... Strane coincidenze. Pensi che appena poche ore prima stavamo discutendo le iscrizioni ai nuovi corsi, spulciando gli elenchi per capire chi vi avesse preso parte e chi ancora dovesse iscriversi».

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