Cronaca
Martedì 09 Ottobre 2018
«Mi ha chiesto conto
di una frase su Fb
Poi il pugno in viso»
BarzioÈ entrato nel vivo il processo a Fedez
per quanto accaduto due anni fa al Festival Nameless
Ieri ha testimoniato il dj che sarebbe stato colpito
«Non l’avevo mai incontrato prima, sapevo che era in giro già dal pomeriggio e, da lontano, lo avevo intravisto. Il Festival stava ormai per volgere al termine quando me lo sono ritrovato davanti, con aria minacciosa, che mi invitava a ripetergli in faccia cosa pensavo di lui. All’inizio pensavo a uno scherzo, visto il clima gioioso che si respirava a Barzio in quei giorni. Poi ho capito che faceva sul serio ma io sinceramente non riuscivo a capire a cosa si riferisse. L’ho invitato ad aiutare la mia memoria, così ho capito che intendeva una risposta che avevo dato a un post di un amico, sulla sua pagina Facebook privata, tre mesi prima, una frase - ammetto - infelice perchè si riferiva all’orientamento sessuale, ma che era anche stata buttata lì, non essendo io omofobo. Visto che me lo chiedeva insistentemente, gli ho chiesto dunque quale fosse il suo orientamento sessuale ed è partito il pugno in faccia».
Così ieri mattina il dj Mc Cece, al secolo Cesare Viacava, ha ripercorso , nell’aula del giudice di pace del Tribunale di Lecco Antonella Signorile, la sua versione dei fatti rispetto a quello che accadde nella tarda serata del 4 giugno di due anni fa a Barzio, al Festival Nameless, quando - stando a quanto denunciò in seguito - il rapper Fedez gli avrebbe sferrato un pugno allo zigomo dopo avergli chiesto conto di una frase pubblicata su Facebook mesi addietro.
Davanti al giudice Antonella Signorile, Viacava assistito dall’avvocato Claudio Schiaffino di Milano, ha risposto alle domande del pubblico ministero d’udienza Mattia Mascaro, nel processo che vede il giudice di XFactor imputato per lesioni personali: l’artista, il cui vero nome è Federico Lucia, dopo la rinuncia al mandato dell’avvocato Cristiano Magaletti, è assistito dall’avvocato Pietro Nucci di Milano, ieri sostituito dal collega Gabriele Minniti.
Subito allontanato
La frase incriminata, quella che Fedez non avrebbe mandato giù fino alla supposta aggressione, «faceva riferimento a una mia risposta a un commento che un amico aveva postato sulla sua pagina Facebook. Ripeto, una frase infelice, tra centinaia di commenti che erano piovuti in risposta a quel post».
Mc Cece ha quindi raccontato di essere stato «immediatamente allontanato dalla guardia del corpo di Fedez» e di essere stato consigliato, da uno degli organizzatori, di rivolgersi al punto di primo soccorso allestito all’interno dell’area del Nameless. «Mi hanno dato del ghiaccio da mettere sullo zigomo, non è stato un pugno da pugile, di quelli che ti aprono la faccia, vista poi la mia stazza e la sua - ha proseguito il dj -. Però ero frastornato e molto confuso perché non me lo aspettavo. Alla fine non ho nemmeno potuto chiudere il Festival, come era nelle more, sul palco è salito l’altro collega».
Sono quindi stati ascoltati alcuni dei soccorritori del Soccorso Bellanese che, quella sera, erano impegnati nell’area del Nameless, attrezzata con tende per assistere chi ne avesse avuto bisogno. Un’unica testimonianza è parsa portare un contributo concreto al processo, tra i tanti «non ricordo», «non mi trovavo lì in quel momento», quello di una soccorritrice che alla corte ha riferito la frase che venne detta da Viacava quella sera, ossia aver ricevuto un pugno in faccia da Fedez.
Mercoledì prossimo
Si torna in aula con nuovi testimoni l’8 aprile 2019. Nel frattempo, mercoledì della prossima settimana, ci sarà un’altro round: davanti al giudice dell’udienza preliminare Paolo Salvatore si discuterà della denuncia per calunnia presentata da Fedez nei confronti di Viacava e che il procuratore Antonio Chiappani ha chiesto di archiviare.
Richiesta a cui si è opposto l’avvocato Schiaffino.
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