Nessuna truffa, assolti gli amici del principe Alberto

Tutti assolti perché il fatto non sussiste. Ovvero: la maxi stangata denunciata da un imprenditore napoletano su un costoso tour di poker non fu una truffa.

Il giudice di Como Walter Lietti ha assolto gli “amici” del principe di Monaco denunciati da Mario Loffredo, 55 anni, fondatore di una società di Campione d’Italia attiva nel ramo del poker online, la Egp.

Imputati con un curriculum ricco - in tutti i sensi - quelli assolti a Como.

Basti dire che Stephan Morandi, a Monte Carlo, è uno degli organizzatori del Gp di Formula 1, Bernard Lambert è ex direttore generale del gruppo Monte-Carlo della Societé des Bains de Mer (società quotata in borsa e controllata dal Principato di Monaco), Jean Marie Cornutello è direttore generale dei casinò monegaschi, Eric Cicero e Jean Francois Chiavazza sono pure loro direttori di casinò, Francois Poher è direttore del Monaco Money Market Fund e Axel Hoppenot è vice presidente marketing della quotata società monegasca.

L’evento a Monaco

I sette, tutti molto legati agli ambienti che contano in quel del Principato, erano stato denunciati da Loffredo che li accusava di averlo truffato facendogli perdere un milione e 200mila euro, denaro che l’imprenditore avrebbe investito per l’organizzazione di un mega evento poker sportivo a Monaco. Nel contratto firmato con i sette compariva però anche una clausola, risultata decisiva: il contratto sarebbe divenuto esecutivo soltanto nel momento in cui fosse arrivata l’autorizzazione del governo del Principato, autorizzazione data per scontata vista la vicinanza degli imputati poi assolti con il principe Alberto II.

Già in fase di indagini la Procura aveva chiesto l’archiviazione delle accuse, ma il gip optò invece per l’imputazione coatta. Il processo, a Como, è finito con l’assoluzione per tutti. Ma il caso è tutt’altro che finito.

La causa civile

A Napoli, infatti, pende una causa civile a carico dei sette rappresentanti della società monegasca. Loffredo aveva anche tentato di chiamare a giudizio lo stesso principe Alberto, ma invano. Il Principato aveva infatti respinto una prima richiesta risarcitoria sostenendo che un capo di Stato non è citabile a giudizio.n

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