Cronaca / Lago e valli
Martedì 28 Aprile 2009
Regina, frana con polemica
<Colpa degli scavi per i box>
L'opposizione di Carate Urio attacca. Dallo scorso agosto c'è un esposto in Procur. Il gruppo consiliare di minoranza Unione civica Carate Urio, in merito al movimento franoso registrato ieri mattina poco a monte della statale Regina, sulla verticale dell’ex albergo Concord, mette sul tavolo un dossier volto a sostenere che l’evento sia ascrivibile all’accumulo di materiale di risulta, avvenuto dal 2004 in avanti, a seguito degli scavi effettuati lungo la strada per Cavadino con costruzione di 35 autorimesse semi-interrate.
Per il sindaco Daniele Maggi, che ieri ha chiamato a consulto i geologi Stefano Frati e Paolo Del Negro, l’amministrazione comunale non sarebbe incorsa in omissioni o leggerezze, e tanto meno in negligenze. La complicata vicenda, comunque, è nelle mani della magistratura, dal momento che il 4 agosto scorso i consiglieri di minoranza Elia Manara, Enrica Goffi, Silvio Zanetti e una decina di cittadini avevano sottoscritto un esposto alla Procura della Repubblica per «la segnalazione di condizioni di pericolo», con la richiesta di «valutare l’eventualità di un sequestro preventivo dell’area».
Il magistrato aveva dato corso ad accertamenti: gli uomini del Corpo forestale, dopo un sopralluogo, avevano prelevato alcuni documenti in municipio, anche in relazione all’abbattimento di sei cipressi di notevole stazza. Delle autorimesse di Cavadino e di quello che in questi anni è stato fatto nella zona, con riferimenti critici, avevano parlato l’altra sera in consiglio comunale i rappresentanti dell’opposizione Enrica Goffi ed Elia Manara. Poche ore prima della frana.
Con queste premesse, i problemi sollevati dallo smottamento sembrano ora destinati ad avere un seguito, indipendentemente dall’ordinanza che il sindaco Maggi ieri sera ha notificato alla proprietà dell’area, la «Cavadino Srl» di Luisago, per l’immediata messa in sicurezza del versante e il ripristino delle condizioni di accesso al cimitero di Urio.
L’esposto alla Procura rileva che il deposito del materiale avrebbe dovuto essere provvisorio, mentre nella realtà con un muro di sostegno e il sistema delle «terre rinforzate» sarebbe stato modificato l’assetto del versante con deposito di circa 1000 metri cubi di materiale proveniente dagli scavi. Il sindaco risponde che la società proprietaria dell’area ha presentato una dichiarazione d’inizio lavori, «supportata da documenti firmati da un architetto, e una relazione geologica».
Marco Luppi
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