Sant’Ambrogio fa litigare
l’archistar e il Comune di Cantù

Dezzi Bardeschi: «Assurdo che resti chiusa»

Ma Pavesi: «Intervento di recupero sbagliato»

Più di 3 milioni di euro usati per provare a recuperare la struttura. E la difficoltà - ma il Comune ne mette in discussione soprattutto l’opportunità - di investire ancora soldi.

La certezza è che difficilmente la Basilica di Sant’Ambrogio, pensata come sede di un museo dalle precedenti amministrazioni leghiste, in futuro potrà essere fruibile. Se non occasionalmente.

La conferma arriva dall’assessore alla Cultura Francesco Pavesi e dall’assessore ai Lavori pubblici Paolo Di Febo (coalizione civica Lavori in Corso) i quali denunciano apertamente lo stato in cui si trova la Chiesa della Trasfigurazione.

Botta e risposta

E replicano a distanza all’architetto Marco Dezzi Bardeschi, autore dell’intervento conservativo. «È assurdo che con tutti gli sforzi che sono stati fatti tutto resti fermo - dice oggi Dezzi Bardeschi - bisogna sensibilizzare i politici, soprattutto quelli regionali, a investire per realizzare in Sant’Ambrogio un centro culturale vivo. Si è proceduto con finanziamenti a sgocciolo».

Mentre per il Comune di Cantù la politica ha già dato troppi soldi.

Domani pomeriggio, alle 17, in occasione del concerto organizzato dal Fai Giovani Como - ingresso a 15 euro per i non soci - sarà presente anche l’architetto Dezzi Bardeschi.

Pavesi e Di Febo si stupiscono innanzitutto della presenza dell’architetto, appresa dal giornale. «Non posso dire di essere entusiasta - dice l’assessore Pavesi - anche se a Cantù sono tutti ben accetti, se avessi saputo che l’intenzione era di riabilitare l’intervento, avrei pensato due volte a concedere la possibilità dell’apertura di sabato. Se la basilica potrà essere aperta con costanza in futuro? Ad oggi non ci sono prospettive economiche per fare interventi più strutturali: non possiamo far altro che aprirla occasionalmente per degli eventi. Purtroppo la politica si è fatta già carico, in quel luogo, di interventi discutibili, per costi e risultati, su cui abbiamo delle forti riserve. E di cui oggi ci chiediamo il senso».

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