Scandalo Mose
«Così Sacaim
dava soldi al Pd»

Compare anche il nome di Sacaim nelle ottocento e passa pagine dell’ordinanza di custodia cautelare del Mose, il complesso sistema di barriere che dovrebbe, prima o poi , proteggere la laguna veneta dal rischio di esondazioni.

L’azienda veneziana che nel 2007 si aggiudicò anche l’appalto per le paratie di Como - salvata in extremis dal rischio di un clamoroso fallimento e oggi confluita nel gruppo De Eccher, non prima di un robusto ridimensionamento - è citata tra le carte dell’inchiesta in almeno due occasioni, peraltro perfettamente bipartisan, prima in relazione ai suoi presunti rapporti con il Pd, il partito del sindaco Giorgio Orsoni, poi per quelli che, a quanto pare, la legavano anche all’ex presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan.

La sua “vicinanza” al Partito democratico emerge dall’interrogatorio dell’amministratore delegato di una società che, nel 2009, aveva preso parte a una gara per l’assegnazione di un appalto per alcuni lavori sulla tangenziale di Mestre. «Ce l’eravamo aggiudicati noi ma fummo costretti a rinunciare su pressione dell’amministratore delegato delle autostrade di Venezia e Padova, il quale voleva che l’appalto fosse invece assegnato a Sacaim anche se, di fatto, avremmo dovuto gestirlo noi. Mi disse chiaramente che questo permetteva a lui di predisporre... di procurare una scorta per il Partito democratico dell’area veneziana, tramite Sacaim appunto».

La teoria dei pubblici ministeri

L’esempio è citato dai pm dello scandalo Mose per accreditare la tesi secondo la quale gran parte degli appalti veneziani erano pilotati a beneficio di aziende conniventi, le quali avrebbero poi provveduto a girare somme ai partiti. In realtà, quand’anche fosse tutto vero, la società che dovrebbe completare le paratie del lungolago di Como, sapeva barcamenarsi bene anche a destra.

L’amicizia con Giancarlo Galan

Sempre la Procura sostiene infatti che l’ex governatore Galan, forzista doc, spingesse affinché il Consorzio Venezia Nuova - il pool di imprese impegnato nella realizzazione del Mose - affidasse incarichi - e in definitiva soldi -proprio a Sacaim, in base all’ipotesi che sia il senatore di Forza Italia sia gli altri indagati che insistevano per le assegnazioni, lo facessero per “piazzare” una serie di aziende di riferimento con le quali avevano contratto debiti,magari soltanto per essersi fatti ristrutturare casa (sarebbe il caso di Claudia Minutillo, l’ex segretaria di Galan).

Detto che non risultano indagati né in seno alla società né in seno al gruppo che l’ha assorbita, Sacaim ha comunque vissuto tempi senz’altro migliori. Lo scorso marzo, polizia e carabinieri irruppero nel cantiere per la realizzazione del nuovo carcere di Rovigo, assieme ai colleghi dell’Antimafia. Si trattò di un procedimento amministrativo gestito direttamente dalla prefettura di Rovigo, innescato per presunte irregolarità concernenti le certificazioni antimafia.

Né si può dire che in laguna vada meglio. Prima che le pagine dei giornali finissero occupate dall’ultimo scandalo, a Venezia si parlò a lungo della causa da 18 milioni di euro che ancora Sacaim minacciava di intentare contro il Comune per la realizzazione di un nuovo palazzo dei congressi al Lido, per il quale l’azienda si era aggiudicata i lavori senza che però il cantiere fosse stato mai avviato.n Stefano Ferrari

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