Cronaca
Lunedì 03 Ottobre 2016
Sedici udienze per sentire tre testimoni
E adesso il processo è tutto da rifare
Un banale caso originato da una lite diventa una telenovela senza fine
Sei anni dopo il giudice annulla tutto e riparte da zero
Probabilmente non si arriverà mai a una sentenza, ma due risultati il processo iniziato sei anni fa e che ora va rifatto da capo li ha ottenuti: «Mi ha permesso di conoscere molti colleghi e di incontrare Jovanotti». Sceglie la strada dell’ironia l’avvocato Piermario Vimercati, il legale che assiste uno degli imputati che è, al tempo stesso, parte lesa di un processo di cui si sono già celebrate sedici udienze - nelle quali sono stati sentiti soltanto tre testimoni - e che ora è da rifare, perché il giudice che lo celebrava ha lasciato l’incarico.
La vicenda, in sé, potrebbe sembrare banale. Tutto nasce dall’insulto «calabrese di m...» rivolto da un giovane croupier nato a Catania nei confronti di un conoscente di origini calabresi residente a Melide, insulto sfociato in una lite costata al dipendente siciliano del Casinò lesioni non di così poco conto, essendo stato costretto a sottoporsi a un paio di interventi chirurgici per una brutta frattura allo zigomo.
Il croupier - assistito dall’avvocato Vimercati - presenta denuncia, subito seguito dal rivale residente a Melide. Il fascicolo, dopo un anno e mezzo di permanenza negli uffici della Procura, approda ai giudici di pace, nonostante i tentativi del legale di chiedere la competenza del Tribunale, viste le lesioni ben più gravi subite dal suo assistito.
Il caso finisce davanti al giudice Antonio Santucci che fissa la prima udienza nell’ottobre 2012, due anni dopo la lite. Teoricamente un caso non particolarmente complicato: qualche testimone da sentire, gli imputati da esaminare e la sentenza da emettere. Ma tra testi che non si sono presentati quando avrebbero dovuto, rinvii tecnici e avvocati cambiati dall’imputato siciliano residente a Melide, il processo si trascina stancamente per ben quattro anni. Ben sedici le udienze che si sono tenute, durante le quali sono stati sentiti soltanto tre testimoni.
L’8 settembre scorso si sperava di poter chiudere l’istruttoria, ma quando le parti si sono presentati nell’aula del giudice di pace hanno scoperto che il magistrato Santucci aveva rimesso il mandato e se n’era andato da Como. Il risultato è stato un rinvio al 27 giugno dell’anno prossimo (ovvero a ben nove mesi dopo), data nella quale sono stati riconvocati nuovamente tutti quanti i testimoni. Perché i legali non hanno trovato l’accordo sull’utilizzo degli atti già compiuti e quindi il nuovo giudice sarà costretto a rifare il processo da zero.
«Il mio cliente - prosegue l’avvocato Vimercati - si è nel frattempo trasferito a Zurigo e per le prime sette udienze si è sempre presentato sobbarcandosi le spese di viaggio. Adesso ha rinunciato». E l’ultima novità di questa odissea giudiziaria l’ha accolta con un laconico: «Dovremmo scrivere una sceneggiatura su questa storia». Storia che rischia di finire in nulla: tra un paio d’anni, infatti, tutti i reati saranno prescritti. E due anni sembran davvero istanti, per una giustizia al rallentatore.
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