Sul bus del terrore sono i bambini gli eroi
Nascondono il telefono e chiedono aiuto

Presi in ostaggio e legati. Uno dei 51 studenti dell’autobus dirottato è riuscito a occultare un cellulare (gli altri erano stati sequestrati dall’autista) e a chiamare il 112.

Si chiama Rahmi il tredicenne che «per primo» ha chiamato i soccorsi dal pullman sequestrato da Ousseynou Sy, da una scuola media di Crema, con a bordo 51 studenti e due insegnanti.

«Era lucido, è stato furbo - ha raccontato Adam, 12enne che frequenta la seconda B e suo amico all’Ansa -: l’autista aveva fatto raccogliere tutti i telefoni, ma lui ne ha tenuto uno e poi ha chiamato i carabinieri». «Poi anche io ho richiamato, ho fatto il 112 e abbiamo cercato di spiegare dove eravamo», ha raccontato il ragazzino uscendo dalla palestra dell’Istituto Margherita Hack di San Donato, dove psicologi e personale sanitario hanno accolto i giovani ancora sotto shock, ma non feriti.

«Rahmi ci diceva: ”state calmi la polizia sta arrivando”, poi abbiamo anche provato a rompere il vetro con i calci, mentre lui guidava, e facevamo i segni dal finestrino» indicando «1-1-2», sperando che le persone fuori li vedessero. Dopo la telefonata al 112 Adam è riuscito anche a chiamare i genitori: «gli ho detto che c’era un uomo che voleva ucciderci, dovevano chiamare la polizia. Poi ho riattaccato subito perché» l’autista «si era fermato» e «ho avuto paura succedesse qualcosa di brutto».

«Mi ha chiamato con numeri diversi - ha raccontato poi anche il padre del ragazzo - sentivo le urla dei bambini e diceva chiamate la polizia fate qualcosa. Io poi sono andato subito dai carabinieri con mia moglie e sono rimasto lì mezz’ora». «Dopo mi ha richiamato per dire che erano salvi e fuori dal pullman» e che il bus «era esploso», ha concluso il padre.

«Eravamo tutti molto spaventati - ha raccontato un altro ragazzo - perché l’autista ha vuotato le taniche di benzina per terra, ci ha legato tutti e ha sequestrato i telefoni in modo che non chiamassimo la polizia. Uno dei telefoni, di un mio compagno, è caduto a terra. Allora mi sono tolto le manette, facendomi anche un po’ male, e sono andato a raccoglierlo e abbiamo chiamato i carabinieri e la polizia».

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