«Sul web la mia lotta contro la malattia»

Calolziocorte. Deborah da oltre dieci anni lavora all’Airoldi e Muzzi, a 40 anni ha scoperto di avere il cancro

Scoprire di avere una grave malattia a 40 anni, trasformare la disperazione in forza e riuscire a trasmettere coraggio e speranza agli altri attraverso una pagina Facebook che conta decine di migliaia di amici.

Un anno e mezzo fa, Deborah Beretta era interamente concentrata sul suo imminente matrimonio con Claudio, sul piccolo Gabriele e sul lavoro che da oltre dieci anni svolge all’istituto Airoldi e Muzzi di Lecco. Era il mese di maggio, e il grande cambiamento che ne avrebbe trasformato le giornate non era, purtroppo, quello pianificato nei dettagli.

Cinque giorni prima del fatidico “si”, infatti, ecco la diagnosi, durissima, quasi violenta per chi, lavorando in ambito medico, sa bene quello a cui andrà incontro: cancro metastatizzato al colon, con una massa all’altezza del cervelletto.

«La reazione è stata di paura – ci spiega Deborah, che ha vissuto a Calolzio fino a due anni fa, trasferendosi quindi con Claudio a Vimercate - Paura di non riuscire a vedere mio figlio crescere, e che quella metastasi in testa mi portasse via i pensieri oltre che la vita. Poi ho imparato che, per quanto si pianga e ci si disperi, la situazione non cambia. E ho iniziato ad usare il sorriso».

Fondamentale, nell’affrontare questa lotta con “il mostro”, come lo chiama Deborah, è il sostegno della famiglia; soprattutto di Claudio e Gabriele, che «vive la malattia come un bambino di nove anni. Sa cosa sta succedendo e che la sua mamma è malata, perché perdo i capelli e a volte fatico a parlare o camminare. É un bambino meraviglioso a cui non manca il sorriso, che conosce la sofferenza e il dover rinunciare all’ultimo momento a una gita programmata. Ridiamo tanto e lui è la causa del mio sorriso».

Emozioni, dolori, paure e speranze che Deborah da qualche mese condivide su Facebook con la sua pagina “MagicaDebby”, che conta ormai quasi 42mila followers. Una pagina «nata per caso: all’inizio era solo uno sfogo e un mezzo per “tenere informati” gli amici lontani fisicamente sull’andamento del mio mostro».

Ma che poi è diventata uno strumento per dare e ricevere energia e forza. «Le persone che mi seguono mi danno carica. Sono un carburante e un motivo aggiunto a non darmi per vinta. Non mi aspettavo di avere tanta attenzione e di fare tanto rumore. Non ho mai avuto e non ho la presunzione di insegnare nulla a nessuno; e anche sulla pagina scrivo e racconto di me e del mio modo di vedere la vita e il cancro».

Un racconto racchiuso adesso anche in un libro, dal titolo “Come io ti vedo – Pensieri sparsi dell’anima in viaggio con un mostro”, che risponde al «bisogno di poter lasciare una traccia indelebile di me specialmente a mio figlio e a tutte le persone che in questi diciotto mesi mi hanno accompagnata senza lasciarmi mai sola».

La presentazione ufficiale del volume (i cui proventi serviranno ad aiutare Nicolhas, un ragazzino affetto da sarcoma mieloide) avrà luogo venerdì 30 settembre alle 20.30 al Lavello.

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