Cronaca / Lago e valli
Mercoledì 18 Febbraio 2015
Terremoto: «Anche sul Lario esistono faglie attive»
Alessandro Michetti, docente all’Insubria rassicura dopo la scossa di lunedì
«Hanno telefonato anche a me perché hanno sentito il terremoto ma non deve preoccupare solo perché da noi è qualcosa di insolito».
Rassicura tutti Alessandro Michetti, docente del dipartimento di scienze chimiche e ambientali dell’università Insubria di Como e da anni dedicato a indagare sulla sismicità del Comasco. Un autentico esperto del settore.
È a questo punto che arriva la sorpresa, almeno per chi ancora non avesse avuto modo di conoscere gli studi avviati dall’Insubria: anche se l’evento di ieri secondo l’esperto non prelude a un più intenso terremoto, il territorio lariano è attraversato da almeno due faglie importanti che gli esperti non esitano a considerare potenzialmente attive.
Si tratta della Spina Verde e del monte Bollettone sopra ad Albavilla e sono tutt’ora in corso di studio.
Ci sono gruppi di universitari, specializzandi, dottorandi ed esperti vari, che si succedono con rilievi e sopralluoghi nelle zone pedemontane a caccia di indizi di terremoti. «Anche se si è sentito, un terremoto di magnitudo 2,3 come quello di ieri è un evento di intensità molto bassa - chiarisce - Se ne registrano a migliaia durante l’anno sul territorio nazionale e non ha una causa specifica. Altro discorso è quello della sismicità».
In sintesi, le fonti storiche dicono che a Como ci sono stati anche terremoti forti ma l’epicentro era situato altrove. «Nel passato recente non ne risultano - spiega Michetti - I due terremoti con conseguenze a Como sono partiti da Verona nel 117 dc, sul quale abbiamo poche informazioni, e da Brescia nel 1222 che invece è ben documentato. Questo non significa che non siano mai esistiti dei terremoti forti con l’epicentro in questa zona».
I gruppi di ricerca che guida verificano le deformazioni nei terreni e nella roccia, le fratture, le liquefazioni. Messi insieme questi dati e sovrapposti alle cartine geologiche si evidenziano le faglie e i loro movimenti recenti. Per “recenti”, in questo caso, si intende “geologicamente recenti”, che per loro significa restare nell’ordine delle migliaia di anni. Il dato di fatto però è che la Lombardia risulta ancora attiva dal punto di vista geologico anche se certamente meno di altre regioni.
Dal Varesotto al Cantone Ticino, passando dalla Bassa comasca nel Lomazzese, attraversando il capoluogo nella zona di Borgovico e poi arrivando alla Svizzera, sono state trovate una serie di strutture rocciose che evidenziano l’attività sismica recente.
«Lungo la Spina Verde si trova la faglia sicuramente più interessante - spiega ancora a questo proposito - Ci sono una serie di strutture identificate come capaci di produrre forti terremoti. Partiamo da alcuni indizi del passato che restano conservati nei sedimenti e possono farci risalire a una specie di “memoria” dei movimenti della faglia. Proprio per questa ragione le zone potenzialmente attive in provincia di Como sono ancora oggetto di ricerche, e il fatto che per ora non si trovi traccia di grandi eventi sismici nelle fonti storiche non significa che non se ne siano verificati o che non si possono verificare».n
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