Cronaca / Olgiate e Bassa Comasca
Mercoledì 27 Novembre 2013
Tre giorni a tutta neve
per un video pubblicitario
Paolo Marazzi di Rovellasca era l’unico italiano
Tre giorni nel deserto bianco della Val Vereina, nel cuore del Canton dei Grigioni, con altri sei sportivi arrivati da tutta Europa, in una situazione quasi estrema.
Per loro soltanto una piccola baita sperduta sulla quale contare, nessun mezzo di risalita per poter ripetere le discese sugli sci, attorno il nulla e il grande silenzio di una zona ancora vergine della Svizzera.
Indosso, i sistemi di autosoccorso per sopravvivere alle valanghe. Compreso il bastoncino da tenere sulle labbra per trasformare, sotto la neve, l’anidride carbonica in ossigeno. Tra i protagonisti dell’avventura, immortalata dai cameramen al seguito, anche Paolo Marazzi, unico italiano.
Paolo, 23 anni, di Rovellasca, è un’atleta di freeride di Arc’teryx, griffe di prodotti per lo sci. Sportivo, ovviamente, e volto della casa madre con cui si getta a rotta di collo dalle discese. Laddove è possibile, anche fuoripista, in telemark, la tecnica di sci a tallone libero - un ritorno all’origine dello sport - con l’attacco solo sulla punta, sfruttata soprattutto nelle discese di sci alpinismo.
«È stata un’esperienza meravigliosa durata tre giorni, quella a cui ho potuto partecipare anche io nelle valli dietro Davos - racconta - con noi, per il video promozionale, c’erano anche gli addetti alle riprese foto e video. Non si poteva far altro che spostarsi a piedi. Non esistono skilift, c’è chi in un giorno ha potuto scendere una sola volta, in questa valle deserta. Abbiamo percorso chilometri, il nostro unico punto di appoggio era questa baita distante quattro ore dalla civiltà. Durante il giorno ci si divideva, si esplorava un territorio dove lo sci di massa non può essere praticato».
Marazzi, studente universitario in viticoltura ed enologia alla Statale di Milano, dedica gran parte del suo tempo libero allo sport.
«Durante l’anno corro o vado in bici. Di inverno, scio. Per il freeride ci si muove seguendo le zone dove non vi sono ordinanze che vietano espressamente le discese. Ma fuoripista si va solo con certe garanzie. Io uso diversi sistemi di autosoccorso e non penso nemmeno ad andare a sciare con chi non è attrezzato: sarebbe un incubo».
Marazzi, insieme a Giuliano Bordoni, è anche coautore di una guida sul freeride in Lombardia.
I progetti futuri guardano sempre più a Nord. «Se ne pensano tante - dice - di certo, tra le spedizioni più affascinanti, c’è la Norvegia». Altra terra di sci e libertà.
© RIPRODUZIONE RISERVATA