Video osè della ragazzina
Ma guardarlo è un reato
Erba, minorenne realizza il filmato e lo manda al fidanzato, che lo diffonde agli amici. Persegubile penalmente chi lo dovesse a sua volta inoltrare ad altri
Da qualche giorno il video passa di telefono in telefono attraverso WhatsApp, l’applicazione per inviare contenuti multimediali con cellulari di ultima generazione.
Protagonista è una studentessa erbese dell’Istituto Romagnosi, minorenne, immortalata in pose osé. Il video sarebbe stato inviato direttamente dalla ragazza al fidanzato, il quale lo avrebbe poi diffuso ad altri amici fino a raggiungere i cellulari di molti studenti dell’Erbese. La legge, è bene ricordarlo, prevede che nella distribuzione di video che hanno per protagonista un soggetto minorenne, si configurano i reati di diffusione di materiale pedopornografico, trattamento illecito di dati personali e diffamazione.
Massima attenzione, insomma, è richiesta a chiunque dovesse ricevere il filmato sul proprio cellulare: inoltrandolo ad altri si andrebbe infatti incontro agli stessi reati configurabili per la prima persona che ha diffuso il materiale. E il solo mantenimento del video sul proprio telefono è equiparabile alla detenzione di materiale pedopornografico.
Carlo Ripamonti, dirigente scolastico del Romagnosi, è venuto a conoscenza del fatto lo scorso giovedì. «Ho saputo di questo video - dice - e sto effettuando indagini all’interno della scuola. Ma fino ad ora, posso assicurarlo, non ho individuato alcuno studente intento a guardare filmati a luci rosse sul proprio telefonino durante le ore di lezione». Il preside continuerà a vigilare: «Le nuove tecnologie - commenta - possono essere molto pericolose, soprattutto a una certa età. È sempre bene non abbassare la guardia di fronte a casi simili».
La notizia, molto chiacchierata in città, è arrivata anche a Palazzo Majnoni.
«C’è questo video - conferma il vicesindaco e avvocato Claudio Ghislanzoni - ma ovviamente come Comune non abbiamo alcun diritto o spazio di manovra. Il caso, del resto, non investe neppure la polizia locale». Da avvocato, conclude Ghislanzoni, «non resta che affidarsi a chi è competente a riguardo». Il reato va perseguito d’ufficio da carabinieri o polizia, competente è la Procura dei minorenni di Milano.
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