Ratti, via libera alla Marzotto
"Staremo qui e valorizzeremo"

Ok dell'assemblea della Ratti all'ingresso della Marzotto nel capitale con la quota maggioritaria. L'amministratore delegato Tamborini ha parlato di mantenimento del rapoorto con i fornitori locali, di rilancio dell'ottica della qualità e investimenti in tecnologie e personale

E' arrivato il via libera dell’assemblea della Ratti all’ingresso dei nuovi soci di maggioranza Marzotto e Favrin nel gruppo. Sì anche alla ricapitalizzazione dell’azienda di Guanzate, per un importo di oltre 25 milioni di euro. Una svolta epocale per il gruppo nel cui board entrano Antonio Favrin e Sergio Tamborini, quest’ultimo amministratore delegato.
Tamborini a margine dell'assemblea ha detto che il piano di ristrutturazione e rilancio sarà presentato a febbraio, una volta effettuato l’aumento di capitale. Alla domanda su eventuali altri tagli, ha replicato sostenendo che "è già stato fatto molto, adesso è necessaria un’iniezione di energia. Sono previsti - ha aggiunto - investimenti in tecnologia e sviluppo prodotto, ma soprattutto nelle risorse umane, perché siamo convinti che siano gli uomini a far le aziende".
Un ruoplo di rilievo, secondo Tamborini dovranno avere i fornitori locali: "Noi ci teniamo - ha detto - a conservare e valorizzare l’integrità della filiera, l’abbiamo già dimostrato in precedenti operazioni".
Nessuna incertezza e ampie rassicurazioni nelle parole del nuovo manager, sulla permanenza nel Comasco della Ratti.
"La Ratti resta dov’è e non potrebbe essere altrimenti. Se mai dovesse aumentare il fatturato, c’è tutto un indotto comasco da far lavorare". Comunque dovrebbero scattare alcune razionalizzazioni sui servizi. "Verranno centralizzati - ha spiegato ancora Tamborini - i rapporti con le assicurazioni e le banche. Nell’ottica di una maggior sinergia, unificheremo anche le sedi che le due aziende hanno all’estero". Per il momento, inoltre Tamborini ha detto che il gruppo non pensa di aprire propri punti vendita: "Il retail - ha detto ancora - non è per ora un progetto sul tavolo, anche perché oggi potenziare e far conoscere un marchio richiede un enorme investimento di capitale. Le priorità sono altre: dobbiamo concentrarci a produrre tessuti all’altezza delle aspettative dei nostri clienti". 
E sulla crisi ha invitato ad essere prudenti:  "Ci aspettano ancora tempi duri, la fine della caduta è già un segnale di ripresa. Il mercato si è ridimensionato e rimarrà tale per parecchio tempo. Dovremo fare i conti con un pubblico meno interessato ai consumi di abbigliamento. E’ finito il tempo dello shopping emotivo, dettato dall’impulso, oggi la gente seleziona gli acquisti con un occhio più attento alla vera qualità".
Sergio Tamborini, classe 1959, di origini varesine, con un curriculum invidiabile alle spalle: ha iniziato la carriera nell’87 presso il Gruppo Liolà, poi un breve passaggio alla Mantero (chiamato da Christian Mantero) come supply chain manager, quindi da Frette per poi passare alla Marzotto, prima come direttore della Divisione Filati Lanerossi e poi sul ponte di comando, con il ruolo di amministratore delegato e direttore generale, dal 2007.

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