Tessitura Pontelambro a rischio
Esuberi e cassa, poi trasferimento

Accordo fra sindacato e impresa sul destino dei 76 dipednenti del gruppo Pontelambro, da meno di un anno acquisista dal gruppo tessile di mPrato, Berta. L'accordo prevede la cassa integrazione in deroga per 45 e il licenzimaento di altri 35 entro un anno.

s.casiraghi

È allarme per la Tessitura Pontelambro di Erba, guidata dal presidente Giovanni Bernacchi. Dopo un estenuante trattativa tra le organizzazioni sindacali e l’azienda, che oggi fa capo al gruppo tessile Beste di Prato, è stato raggiunto l’accordo per i 76 lavoratori dell’azienda tessile di Erba. L’accordo prevede l’attivazione della cassa straordinaria in deroga per un anno per 45 lavoratori, mentre la mobilità coinvolgerà 35 dipendenti, ma su base volontaria. L’obiettivo è quindi il ricollocamento del personale, entro la fine dell’anno, per scongiurare il più possibile il rischio di disoccupazione per chi rimane coinvolto dalla mobilità. Un rischio che era stato paventato sino a pochi giorni fa. Quando i vertici aziendali avevano richiesto alle parti sindacali di procedere alla mobilità per 35 persone, a causa del crollo delle vendite che si è verificato durante l’ultimo trimestre del 2008. Calo pari al 50%, che tuttavia «non giustificava - spiega il sindacato - l’immediata richiesta di procedere al taglio del personale». Insomma, cauta soddisfazione da parte dei rappresentanti sindacali. «L’obbiettivo è stato raggiunto - ha dichiarato Flavio Romito, responsabile della Femca Cisl - ma l’allarme sul futuro della Pontelambro non cessa». «Di fatto l’azienda ha comunque chiuso il 2008 con un utile d’esercizio - ha detto Flavio Romito -, é un’azienda che funziona e non ha motivo di applicare tagli. Temiamo quindi che la crisi abbia solo accelerato l’ipotesi di un trasferimento della produzione a Prato». «Non abbiamo elementi per valutare la portata di questa possibilità - ha aggiunto Marina Pedraglio, responsabile Filtea Cgil - ciò che comunque è importante è che l’amministrazione comunale di Erba si impegni affinché non venga meno l’insediamento industriale». E, per ribadire questo impegno oggi è previsto un incontro con il sindaco di Erba, e le organizzazioni sindacali. «Sono convinto - ha detto Romito - che non si troverà una soluzione. Vedremo cosa accadrà durante questo incontro ma non sono fiducioso». Viceversa i lavoratori si sono riuniti ieri in assemblea permanente. Sorpresi e preoccupati, hanno conferito mandato ai rappresentanti per proseguire nell’attivazione e gestione degli ammortizzatori sociali in deroga. Qualcuno ha espresso anche la rabbia e l’indignazione per una crisi annunciata in modo repentino e inaspettato. «La richiesta dei lavoratori - ha spiegato Marina Pedraglio - è stata all’insegna di un’unica direzione: quello del rispetto dei diritti e dei contratti dei lavoratori italiani». «Il piano di discussione ora va riportato sul versante politico - ha aggiunto Romito - i lavoratori giustamente esprimono la loro contrarietà. Ora bisogna portare al massimo le tutele economiche e sociali». Un primo obiettivo è stato comunque raggiunto: aver scalfito il rischio di 35 esuberi immediatamente. E l’utilizzo della rotazione consentirà un’equa ridistribuzione dell’impatto negativo sulle retribuzioni, che saranno decurtate in proporzione ai massimali definiti dall’Inps. Il meccanismo della rotazione tuttavia non sarà applicabile alle figure e alle mansioni non intercambiabili o sostituibili. Sul fronte delle prospettive future Flavio Romito ha lamentato l’assenza di un piano di rilancio dell’insediamento . E rilancia la più ampia questione degli ammortizzatori in deroga e della generalizzata crisi del settore tessile e manifatturiero. «Non ci si rende conto - ha spiegato Romito - di quale crisi sia in atto. E’ necessario che le istituzioni locali e parlamentari intervengano a sostegno di un crisi che rischia di travolgere un intero comparto». Amalia B. Di Bartolo

Economia

Giovedì 12 Febbraio 2009

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