La Pontelambro, no a chiusure
"La produzione resta a Erba"

Nella vicenda della crisi legata all'industria tessile di Erba, è intervenuta l'azienda spiegando qual è esattamente il piano di rilancio dell'impresa. E per prima cosa ha smentito l'ipotesi di una chiusura per il trasferimento della produzione a Prato, sede della capogruppo.

s.casiraghi

Nessuna parte della produzione oggi svolta dalla Tessitura Pontelambro sarà trasferita nello stabilimento Besta di Prato. La Pontelambro, quindi, non subirà alcuna delocalizzazione o chiusura. È la stessa azienda che scende in campo sulla difficile situazione di crisi che sta attraversando l’impresa di Erba, ma lo fa per smentire le ipotesi circolate con insistenza in questi giorni di trattative sulla cassa integrazione di 45 dipendenti e sulla messa in mobilità di altri 34 operai. Marco Bernasconi, consulente e delegato alla trattativa sindacale in rappresentanza dell’azienda Pontelambro, è categorico: «Non c’è mai stata alcuna intenzione di trasferire la produzione in Toscana», spiega. «Il pesantissimo calo dei volumi ha evidentemente determinato la necessità di adeguare i costi aziendali, a partire dal costo del lavoro. Provvedimento preso in modo analogo dalla maggior parte delle aziende tessili, in questo momento sfavorevole dei mercati. La realtà è che dopo il calo ora si è aggiunto un vero e proprio blocco degli ordinativi». Tra l’altro - sottolinea Bernasconi - gli stabilimenti di Erba e Prato si differenziano strutturalmente. I telai della fabbrica di Erba producono tessuti di cotone e lino, mentre gli stabilimenti pratesi sono improntati alla tessitura della lana. L’accordo così come è stato siglato siglato dalle parti sociali, prevede un piano di mobilità volontaria per 34 persone, predisposto per dare la possibilità al personale di ricollocarsi, qualora l’azienda non riuscisse a riagganciare la ripresa. E anche su questo Bernasconi chiarisce: almeno nell’immediato non è prevista alcuna ipotesi di esubero. L’accordo, che prevede il ricorso alla cassa straordinaria in deroga per 10 mesi per 45 persone, consentirà infatti, mediante lo strumento della rotazione, la gestione del personale in funzione dell’andamento del mercato. A partire, il 23 febbraio, con la cassa integrazione non saranno più di 30 i lavoratori a finire sotto questa misura, e saranno scelti in base alla intercambiabilità della mansione svolta. «Il valore della Pontelambro - spiega Bernasconi - è dato proprio dalla intercambiabilità dei lavoratori. A Erba le mansioni sono svolte da personale altamente qualificato e difficilmente sostituibile». Ed in prospettiva i vertici aziendali non hanno alcuna intenzione di rimanere fermi ad attendere le oscillazioni del mercato. «La Pontelambro produce tessuti di altissima qualità - ha aggiunto Bernasconi - destinati a un target di fascia alta, un mercato a cui nessuno vuole rinucniare». Ed il piano di mobilità volontaria, predisposto per 34 persone, si inserisce in un ottica positivista, in cui si presume che i dieci mesi previsti per la cassa in deroga siano utili per consentire all’azienda di riprendere slancio sul mercato. «La bacchetta magica non c’è l’ha nessuno e nessuno può conoscere il futuro - ha spiegato Marco Bernasconi -. Attendiamo la valutazione delle fiere tessili di MIlano e Parigi». La produzione della Pontelambro quindi non si fermerà ma proseguirà anche se a regime parziale, in funzione del mercato. E la stessa cassa in deroga sarà gestita secondo una programmazione mensile, che consentirà la valutazione della gestione della rotazione. Il prossimo appuntamento, per le parti sociali ed aziendali, è all’Amministrazione provinciale, per la comunicazione dell’accordo sottoscritto fra azienda e sindacato. Amalia B. Di Bartolo

Economia

Sabato 14 Febbraio 2009

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