La grande sfida di ComoNext:
sarà capitale dell'innovazione

Via libera ai lavori per la costruzione del Parco tecnologico-scientifico a Lomazzo. Un progetto da 17 milioni di euro per far decollare un incubatore d'impresa e rilanciare il sistema territorio. Attese le risposte delle aziende e dell'università

s.casiraghi

«Entro l’estate 2010», così, almeno, auspica il presidente della Camera di Commercio di Como, Paolo De Santis, il primo lotto del futuristico Parco scientifico tecnologico di Lomazzo sarà realtà. La cerimonia dedicata all’inizio dei lavori per il Piano integrato di intervento che darà nuova linfa all’ex Cotonificio Somaini è stata l’occasione per tracciare le linee guida di un progetto, quello sviluppato da ComoNext (società composta da Sviluppo Como, Comune di Lomazzo, Fondazione Politecnico e Unione Industriali), che si propone di accogliere nuove aziende, reparti di ricerca e sviluppo di imprese già operanti, fornitori di tecnologie e servizi avanzati e organizzazioni di sviluppo estere o di categoria che vogliano operare nel campo dell’innovazione. «Il nostro sistema imprenditoriale - ha spiegato De Santis - è forte, dinamico e ha creato negli ultimi 50 anni molta ricchezza. Oggi, però, è considerato maturo. In sostanza, invecchia come tutti gli altri organismi. Abbiamo quindi bisogno di rafforzare ciò che già esiste sul territorio e di creare nuova impresa». Per farlo, ecco il progetto del Parco scientifico-tecnologico di Lomazzo, una realtà unica nel suo genere in provincia di Como ma che in Italia già vanta predecessori insigni, tra cui quelli di Dalmine, Pisa e del Cavanese. Con un investimento iniziale di 17 milioni di euro (coperto per 5 milioni da Comonext, per 5 milioni da Fondazione Cariplo e per i restanti 7 da un mutuo bancario), a Lomazzo sorgerà «un’incubatrice di idee e progetti» da 8mila metri quadrati di superficie (su un totale di quasi 21mila) all’interno della quale potranno insediarsi fino a 70 nuove aziende. Ciò sarà possibile attraverso il recupero dell’ex fabbrica Somaini, un enorme complesso legato alla lavorazione del cotone sorto nel 1893 e in grado di ospitare nei momenti di massima attività addirittura un migliaio di lavoratori, così come ha spiegato il sindaco di Lomazzo, Maurizio Saporiti. Tra poco più di un anno, dove fino agli anni ’70 ha lavorato praticamente tutto il paese (all’interno dell’area industriale c’era addirittura una fattoria con 15 addetti per la produzione di latte da destinare alle maestranze) ci sarà un polo tecnologico d’eccellenza, dove la ricerca avanzata del Politecnico di Milano incontrerà il mondo dell’impresa per creare innovazione. Sullo sfondo l’obiettivo di rilanciare la competitività dei settori trainanti della nostra economia e quello di assecondare la voglia di crescere e di confrontarsi con il mondo produttivo di un’università che ha nella trasposizione della ricerca in fatti il suo fine ultimo. La scelta di Lomazzo non è casuale. La vicinanza con l’autostrada A9 (e, quindi, con Milano, Varese e Bergamo, territori che dovranno necessariamente trovare nel Parco scientifico tecnologico un valido sostegno al loro desiderio di fare nuova impresa) si fonde con la presenza di una linea ferroviaria, la Ferrovia Nord Milano, che proprio all’interno del complesso ha uno scalo che idealmente lo collega alle università di Como (ospitata a Como Borghi) e Milano (Bovisa). Se a questo quadro si aggiunge l’atteso tracciato della Pedemontana, ecco svelato il bacino potenziale di un centro d’eccellenza che, appunto, non sarà soltanto di Como, ma strizzerà l’occhio alla creazione di occasioni di interscambio con buona parte della Lombardia. «In questi quattro anni –commenta De Santis- abbiamo fatto un pezzo di strada molto complicato per giungere fino a qui. C’è ancora molto da fare. Con questa cerimonia inizia la parte più facile, vale a dire la ristrutturazione di questo immobile, poi, invece, sarà la volta del momento più difficile, quello dei contenuti. L’obiettivo che ci siamo prefissati è che da qui a due o tre anni a Lomazzo possano esserci decine di imprese e centinaia di giovani ricercatori pronti a lavorare e a produrre ricerca e innovazione».
Alberto Gaffuri

Economia

Giovedì 12 Marzo 2009

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