"Imprenditori troppo lenti
nel chiedere i fondi dell'Europa"

Il richiamo del ministro Andrea Ronchi dalla sede di Confindustria Como. Ma ha anche annunciato una programma di interventi per combattere la contraffazione e la concorrenza sleale soprattutto dai paesi dell'Est. E l'etichetta sui prodotti potrebbe già essere una prima soluzione.

s.casiraghi

La situazione non è rosea, ma non è neanche nera. L’approccio alla crisi economica del ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi suggerisce piuttosto di guardare il fenomeno attraverso lenti che non deformino la realtà che di fatto si presenta complessa e variegata, difficile anche in Italia dove la stessa fase critica si differenzia rispetto agli altri paesi europei. Intervenuto ieri a Como, alla sede di Confindustria Como per un incontro promosso da Camera di Commercio, industriali e l’interesse del senatore comasco Alessio Butti, il ministro ha sottolineato infatti la «tenuta» di un’economia che non ha mai riconosciuto le sue leve nella generazione di rampanti speculatori oggi ridotti sotto lo zero, ma poggia sulla produzione manifatturiera che presenta elementi di solidità. In particolare il tessuto produttivo comasco caratterizzato dalla piccola e media impresa, prospetta qualche chance in più e consente soprattutto di guardare al futuro con «concreto ottimismo». Il vero problema, secondo il ministro resta quello noto di una concorrenza sleale, esito della globalizzazione e della invasione di prodotti dai paesi asiatici e in particolare dalla Cina, che continua a porre problemi e interrogativi per i quali non sono ipotizzabili soluzioni a portata di mano. E tuttavia se non un rimedio, almeno un freno alla concorrenza enormemente favorita dalla disomogeneità delle regole di produzione e commercio, il ministro Ronchi lo ha individuato: l’obbligatorietà dell’etichetta d’origine sarà uno dei cavalli di battaglia - così ha annunciato - insieme a regole più rigide per impedire la contraffazione di prodotti che ostacola una leale competitività oltre a danneggiare i consumatori. Altro obiettivo individuato, se non una “promessa” dichiarata dal ministro Ronchi, è la riduzione della burocrazia anche in vista di un percorso più semplice e veloce di accesso ai fondi europei. «Il nostro Paese nella presentazione di progetti per la gara dei concorsi e l’accesso ai finanziamenti era, fino a qualche tempo fa, fra gli ultimi nel quadro europeo» ha riferito Ronchi ieri affiancato dal senatore Alessio Butti che ha caldeggiato il confronto con i rappresentanti del mondo imprenditoriale comasco con la presenza, fra altre personalità, del presidente dell’Unione Industriali di Como Ambrogio Taborelli e del presidente della Camera di Commercio di Como Paolo De Santis. Una situazione di svantaggio che in passato ha spesso impedito la sovvenzione di progetti e che oggi sta notevolmente cambiando, sempre secondo l’analisi del ministro per le Politiche Europee che ha citato in tal senso l’introduzione della lingua italiana nei testi dei bandi di concorso per la fruizione di finanziamenti e la creazione di un sito che consente contatti immediati e un’informazione più diretta. Un altro motivo di arretratezza che pesa sull’Italia più che in altri stati è la classe di dirigenti non adeguatamente preparata a “fare squadra” e soprattutto abbandonata dal punto di vista dei supporti: “E’ impressionante vedere la filiera dell’apparato burocratico di altri paesi” ha precisato denunciando un punto di debolezza che evidenzia poca passione per un’appartenenza all’Europa che non può essere soltanto di tipo mercantile, ma è chiamata a scoprire e far maturare anche l’identità culturale e politica. Un terreno, questo, che potrà anche consolidare una diversa prospettiva sul versante delle regole che rendono più o meno competitivo un mercato: a che prezzo la Cina vince la concorrenza? Non è tollerabile - così ha suggerito il ministro - che la competizione sia vinta grazie allo sfruttamento e alla violazione dei diritti umani.
Laura d’Incalci

Economia

Martedì 07 Luglio 2009

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