Artigiani, 200 aziende in crisi
appese alla cassa integrazione

L'appuntamento è rinviato alla fine di settembre, quando si dovranno fare i conti con la crisi e con la fine della cassa integrazione in deroga. Si tatta di artigiani e di piccoli imprenditori a rischio chiusura, e con le loro botteghe sono a rischio almeno 500 posti di lavoro sugli 800 che complessivamente sono coinvolti in quanto dipendenti delle aziende in difficoltà.

s.casiraghi

L'80% delle piccole imprese artigiane sono in difficoltà. E una stima ulteriore indica fra il 5 e il 10% le piccole imprese che rischiano la chiusura. Ad oggi, però, sono 170 le piccole imprese artigiane, con un massimo di quindici dipendenti, che alla fine di settembre dovranno fare i conti con la crisi e con la fine della cassa integrazione in deroga. M ail numero arriva fino a duecento aggiungendo le aziende già arrivate al fallimento e ancora con la cassa in corso. Tutti piccoli imprenditori a rischio chiusura, e con le loro botteghe sono a rischio almeno 500 posti di lavoro sugli 800 che complessivamente sono coinvolti in quanto dipednenti delle aziende in crisi. Sono i numeri con i quali l'intero sistema imprenditoriale dovrà fare i conti a fine mese. In questo momento è sicuramente l'anello più debole del sistema territorio, di un tessuto economico da sempre basato su queste piccole realtà imprenditoriali, oggi a quota 18mila. Il grande dubbio, in questo momento, è se a fine settembre ci saranno ancora risorse disponibili per eventualmente coprire le nuove emergenze, finora sono stati impiegati poco più di sette milioni di euro per il trattamento massimo della cassa integrazione. E su quante saranno le aziende che potrebbero presentare una nuova domanda per accedere al ulteriore trattamento di integrazione salariale è difficile, ad oggi, saperlo. «Si tratta di piccole realtà di cui è difficile valutare nello specifico il futuro - spiega l'assessore provinciale con deleghe alle Politiche attive del lavoro, Alessandro Fermi -. In assoluto, ovviamente, la cassa integrazione in deroga suscita preoccupazione, finito questo periodo l'auspicio è che vengano confermati tutti i lavoratori e che l'azienda riparta, ma credo che sia difficile vada così, per tutti almeno. Sono aziende, per la loro dimensione, che spesso non hanno la forza per risollevarsi dai momenti pesanti di crisi. E in questo momento, seppur ci siano dei decisi segnali positivi, è difficile vedere un'inversione netta e immediata di rotta». La sofferenza quindi potrebbe continuare e a rischio sono un numero importante di dipendenti: «Se la perdita di ordinativi è quella di cui si parla solitamente, del 40%, viene logico pensare ad un ridimensionamento del personale del dieci o quindici per cento per queste realtà, questa possibilità deriverebbe da una situazione che resta stazionaria, la speranza è naturalmente qualcosa si muova in meglio. Difficile avere idea di quante imprese continueranno». Per ora ci si accontenta di aver visto fermarsi la discesa: «I segnali sono comunque positivi, la situazione sembra non peggiorare e qualche risveglio c'è». Concorde fino ad un certo punto Alberto Zappa di Fim - Cisl: «Difficile dare un'idea generale di quanto accade a queste realtà perché si occupano degli ambiti più disparati - spiega -. Rappresentano diverse categorie, ma l'analisi di rischio va fatta su queste aziende. Il ricorso alla cassa integrazione limita nell'immediato un problema ma non può essere una soluzione su più mesi». Per Zappa ci si dovrà scontrare con qualche chiusura: «Da qui a dicembre è logico attendersi la messa in liquidazione di qualche società e un numero di licenziamenti. Purtroppo continuano a non esserci segnali positivi, non si prefigura una controtendenza, quindi viene logico dire che c'è preoccupazione soprattutto per questi lavoratori». Secondo Giorgio Colombo segretario di Confartigianato Como le difficoltà ci sono ma sono percentualmente più limitate ad un 5%».

Economia

Domenica 13 Settembre 2009

Artigiani, 200 aziende in crisi
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