L'allarme della Cgil sulla crisi
"Dall'occupazone segnali pesanti"

Il segreatario provinciale, Alessandro Tarpini, replica indirettamente alla Cisl di Tagliabue: il quadro dell'industria lariana è in difficoltà, e non è in grado di resistere di qui alla fine dell'anno al momento di globale contrazione che stanno attraversando i mercati mondiali. E al contrario di quanto sosteniene il suo «collega» Cisl, tratteggia «un autunno complicatissimo» per il comparto manifatturiero lariano.

s.casiraghi

Soltanto due settimane fa il segretario provinciale Cisl, Fausto Tagliabue, aveva dipinto un quadro dell'industria lariana sì in difficoltà, ma comunque in grado di resistere di qui alla fine dell'anno al momento di globale contrazione che stanno attraversando i mercati mondiali. Non così, invece, la pensa il segretario provinciale Cgil, Alessandro Tarpini, che, al contrario rispetto a quanto sostenuto dal suo «collega» Cisl, tratteggia «un autunno complicatissimo» per il comparto manifatturiero lariano. Nel giro di qualche settimana, («forse anche prima», dice a rafforzamento di una preoccupazione che si appalesa con forza all'interno del sindacato), le situazioni più pesanti potrebbero esplodere, triste avvisaglia di un male più generale che anche in Como e provincia non mancherà di far sentire i suoi effetti più deleteri. A indicare questo, «una serie di avvisaglie» che, allargata a un po' tutti i comparti produttivi provinciali, fa temere il peggio, o quantomeno non consente di dormire sonni tranquilli. «In alcune realtà già pesantissime prima delle ferie - analizza Tarpini - ci stiamo avvicinando al punto di rottura. Potrebbe essere questione anche soltanto di qualche giorno. Continua a permanere, insomma, una situazione di gravissima difficoltà che non lascia spazio all'ottimismo. Tutt'altro. Nei prossimi giorni saranno diverse le aziende che decideranno il da farsi». Sullo sfondo, soltanto due strade, obbligate: «Per qualcuno - ammette - si tratterà di valutare se continuare, oppure chiudere l'attività portata avanti fin qui». Pur non chiudendo del tutto, per altri si tratterà di «prendere misure di natura strutturale», con lo spettro della ristrutturazione aziendale ad aleggiare sul destino di centinaia di lavoratori che, al rientro dalle vacanze, vivranno certo con estremo timore il destino che si apprestano ad affrontare. Il taglio dei posti, per molti, sarà l'unica vera alternativa ai libri in tribunale, con le conseguenti ricadute territoriali a fare da corollario a un clima di sofferenza in atto ormai da diversi mesi. «Il governo, peraltro, non ci sta venendo incontro», taglia corto il numero uno provinciale Cgil, ipotizzando nell'allungamento dalle attuali 52 alle prospettate 104 settimane di cassa integrazione l'unico, vero, strumento operativo per fronteggiare questa delicata fase economica. Nell'occhio del ciclone «non solo il tessile», ma l'intero panorama aziendale, con «segnali a 360 gradi» che non lasciano spazio a dubbi di sorta. «Metalmeccanico, alimentare, chimico, legno», tutti questi settori soffrono tremendamente, con il ricorso a «pesantissime ristrutturazioni, quando non anche a cessazioni di attività», a testimoniare la cornice all'interno della quale anche i sindacati si stanno muovendo. Alla «crisi nazionale, a Como si affianca quel settore tessile «all'interno del quale non si capisce bene cosa stia succedendo», con un tourbillon di voci, ipotetici sconvolgimenti societari e trattative in corso a confondere ulteriormente l'insieme. «Siamo molto preoccupati. Per ora si tratta solo di segnali, anche se temiamo - conclude - che nel giro di qualche giorno le situazioni più critiche si manifesteranno in tutto il loro peso».

Economia

Domenica 13 Settembre 2009

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