L'analisi di Lanfranco Senn:
"Fare squadra per uno sviluppo"

L'economista al tavolo sulla crisi di Como ha indicato alcune specifiche ipotesi di lavoro per poter rilanciare la crescita del territorio. Basta non indicare percorsi e progetti "fantastici" ma restare con i piedi per terra: poche idee ma che siano realizzabili.

s.casiraghi

«Lo sviluppo si fa se si fa squadra»: è la premessa di Lanfranco Senn, docente di Economia regionale all’Università Bocconi che ha coordinato il piano per la competitività e lo sviluppo economico predisposto dal Gruppo Class, dal Centro di cultura scientifica Alessandro Volta e dal Politecnico di Milano, Polo di Como. Il prossimo 26 ottobre, a Villa del Grumello, con i ricercatori, la Camera di Commercio presenterà il documento di sintesi, con le indicazioni per le aree territoriali, la città, il Canturino-Marianese, l’Olgiatese, il Triangolo Lariano e il Lago, le schede sui punti di forza e di debolezza, le opportunità e le minacce, ovvero tutte le occasioni che si presentano e che si potrebbero perdere. Ampie ricognizioni sullo stato di fatto, fitta serie di dati. «Questo piano non è un fascicolo di idee da chiudere in un cassetto - ha sottolineato Senn - né un elenco di cose da fare da qui al 2020. Gli elementi fondamentali: il raccordo di Como con Milano e con l’Europa; il grande realismo, poiché Como non è l’ombelico del mondo e non può darsi programmi fantasmagorici. Chi ha grandi aspettative, andrà deluso, poiché occorre ragionare sulle cose fattibili». È fattibile, per esempio, una nuova imprenditorialità? «Il nuovo imprenditore - dice Senn - non è solo chi ha il capitale ed ha la fabbrica. Ma chi possiede la formula organizzativa migliore per rispondere ai bisogni della gente. È anche l’amministratore pubblico che trova questa formula». Ancora: è fattibile la formazione del capitale umano «fin da piccoli», quella formazione, dice Senn, «per fare della gente che qui vive ed opera protagonisti della sviluppo». Significa: specializzati nelle proprie competenze, ma anche capaci di relazioni umane, basi scientifiche o tecniche incorporate con l’umanità. «Le risorse umane rappresentano un elemento di competitività», ha aggiunto. La valorizzazione di quanto già esiste nella produzione di beni e di servizi, raccordando le imprese tra loro: è una delle dimensioni poste dal piano. Como e il suo territorio hanno rappresentato un’area manifatturiera importante: sarà solo un ricordo sempre più sbiadito? «Per stare in quest’area - teorizza Senn – deve integrarsi con una grande rete di servizi. Il tema: il valore aggiunto della creatività imprenditoriale, l’introduzione di tecnologie innovative nella produzione tradizionale». Un’altra dimensione per lo sviluppo: la qualità della vita e dei servizi, nei settori dell’acqua, dell’energia, della mobilità e del verde. «Lo sviluppo sostenibile è questo», ha spiegato Senn. Ma sono anni che si accumulano indagini e ricerche, piani e programmi: perché non hanno funzionato, al punto che il territorio comasco non ha superato gli squilibri interni ed è esposto ai rischi? «O ci sono protagonisti corresponsabili o le cose non succedono», ha ammonito il professore e ha specificato che uno studioso può suggerire ricette, ma non può stabilire gli ingredienti. Spunti concreti? Il rilancio di Villa Erba, un nuovo ruolo dell’università, un nuovo ruolo del Centro Volta, ha anticipato il presidente della Camera di Commercio, Paolo De Santis.

Economia

Martedì 15 Settembre 2009

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