A Sicuritalia la “Servizi Fiduciari”
Retribuzioni aumentate del 38%

L’operazione L’accordo con i sindacati coinvolge 6.729 addetti alla sicurezza non armata Buste paga fino a 1.380 euro mensili. Per il Gruppo un investimento di oltre 100 milioni

Sicuritalia, gruppo comasco leader in Italia nel settore della sicurezza, secondo operatore privato in Europa, presente in Svizzera, Germania, Belgio, Olanda, con 750 milioni di euro di ricavi consolidati, ha acquisito l’azienda gestita dalla cooperativa Servizi Fiduciari, già aderente al consorzio Sicuritalia Group Service, ed ha contestualmente sottoscritto un accordo con i sindacati per un piano di incremento delle retribuzioni del 38%, che coinvolge 6.729 addetti ai servizi di sicurezza non armata.

L’operazione è stata conclusa con il supporto di BonelliErede, De Fusco Labour&Legal e Deloitte Financial Advisory. Per l’azienda guidata dall’imprenditore comasco Lorenzo Manca si tratta di un maxi investimento: 100 milioni di euro previsti per il prossimo quinquennio, risorse che mettono in sicurezza i lavoratori, garantendo condizioni migliorative, con buste paga che a regime saliranno fino a 1.380 euro al mese.

L’operazione chiude di fatto il cerchio di una vicenda innescatasi lo scorso 22 giugno, con un’attività ispettiva della Guardia di Finanza e la disposizione di controllo giudiziale da parte del Tribunale di Milano della cooperativa Servizi Fiduciari, accusata di “caporalato” a causa della corresponsione ai lavoratori di retribuzioni troppo basse, ritenute in violazione dell’articolo 36 della Costituzione (che sancisce il diritto di ogni lavoratore ad un salario dignitoso). E dire che quelle retribuzioni - vale la pena sottolinearlo - non erano certo stabilite arbitrariamente dalla cooperativa, ma il frutto della contrattazione sviluppata da associazioni datoriali e sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Ugl) e che lo scorso 30 maggio ha portato al rinnovo del contratto nazionale di categoria.

Una vicenda che nel corso dell’estate ha visto l’allargamento del controllo giudiziale da parte del Tribunale di Milano anche ad altre primarie società del settore, con la stessa motivazione.

Le interpretazioni

In sostanza, proprio per aver applicato il contratto di lavoro di riferimento ai propri dipendenti, la cooperativa si è ritrovata sotto indagine da parte della Guardia di Finanza di Como e sotto il controllo giudiziario di un commissario. Le si chiedeva di applicare un diverso contratto di lavoro, il “multiservizi”, proprio del settore delle pulizie e del facility management, che presentava condizioni più vantaggiose per i dipendenti.

Un paradosso su cui - è storia di un mese fa - è sopraggiunta la decisione del Tar della Lombardia che ha dato ragione alla Servizi Fiduciari, annullando il provvedimento con cui l’Ispettorato del Lavoro le aveva prescritto l’applicazione retroattiva del contratto di lavoro “multiservizi” e confermando la corretta applicazione da parte della stessa del contratto di lavoro “vigilanza e servizi fiduciari”, con la seguente motivazione: «il contratto collettivo nazionale comparativamente più rappresentativo del settore funga da parametro esterno di commisurazione della proporzionalità e della sufficienza del trattamento economico».

Le motivazioni

Secondo il giudice amministrativo, l’Autorità di Controllo si deve fermare e non può individuare una giusta retribuzione, in assenza di una legge sul salario minimo, imponendo l’applicazione di un diverso contratto di lavoro, poiché, fra l’altro, un’azione isolata e non omogenea determinerebbe disparità di trattamento tra i lavoratori e imprese. Sempre la stessa sentenza ha sostenuto infine che il contratto nazionale di lavoro “vigilanza e servizi fiduciari” sia quello corretto da applicare anche in virtù del recepimento nelle tabelle ministeriali di costo del lavoro, utilizzate per la verifica della congruità delle offerte da parte degli enti pubblici, e dal largo utilizzo di tale contratto di lavoro fra le prescrizioni dettate nelle gare di appalto indette da parte della maggior parte degli enti pubblici, fra i quali figura, ulteriore paradosso, anche l’Ispettorato del Lavoro.

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