Economia / Como città
Lunedì 23 Dicembre 2019
Aclichef, svolta dopo 21 anni
Vendita a Camst,
salvi i 49 posti di lavoro
Accordo a Bologna tra il colosso della ristorazione e la piccola cooperativa comasca specializzata nella preparazione dei pasti per le scuole
Si chiude un ciclo durato ventuno anni, ma se ne apre un altro, altrettanto ricco di opportunità. Aclichef, storica cooperativa di Como, ha formalizzato nei giorni scorsi a Bologna, un accordo per la cessione delle attività a Camst, colosso della ristorazione, capace lo scorso anno di sfornare 130 milioni di pasti. Un gruppo con un fatturato aggregato di 784 milioni e più di 15mila dipendenti.
L’acquirente si è impegnato a garantire la totale occupazione dei 49 dipendenti e soci di Aclichef, in prevalenza donne. Il cambio di gestione, nel grande centro cottura di via Tentorio alle porte del capoluogo, è imminente, diventerà operativo subito dopo la pausa natalizia, quando riapriranno le scuole da sempre il core business della società comasca.
Il progetto
«Questa operazione è stata fortemente voluta dal nostro gruppo per rafforzare la presenza in Lombardia, regione in cui siamo presenti da diversi anni con i nostri servizi, e il legame con il territorio - dichiara Francesco Malaguti, presidente di Camst - Aclichef è una società cooperativa proprio come noi e questo ci consente di condividere la stessa cultura e gli stessi valori che mettono al centro le persone e la passione per il lavoro che svolgiamo ogni giorno».
Camst è a Como dal 2005, in via Paoli ha sede la direzione lombarda del gruppo e sul territorio l’attività si è via via radicata soprattutto attraverso la fornitura dei pasti per ospedali, scuole, residenze per anziani.
«Con Aclichef è stato un matrimonio naturale – continua Malaguti – quando qualche tempo fa ci è stata espressa la volontà di entrare in una realtà più strutturata, l’accordo è venuto da sé. Quella di Camst è una grande famiglia cresciuta con l’acquisizione di 34 società, in buona parte cooperative, nell’arco degli ultimi trent’anni. Mai abbiamo pensato di imporre un modello, lo stesso varrà nel caso di Aclichef, realtà di cui abbiamo grande rispetto».
Il percorso
Camst e Aclichef sono state concorrenti in varie gare d’appalto per la gestione delle mense scolastiche. Due anni fa, insieme, diedero vita a un raggruppamento temporaneo di imprese per partecipare al bando indetto dal Comune di Como per il servizio di refezione scolastica. Vinse un’altra offerta, ma fu quella la prima occasione di lavorare in partnership e fu un passaggio chiave soprattutto per Aclichef perché la vicenda contribuì a mettere a fuoco la necessità di avere spalle più larghe per reggere in un mercato sempre più competitivo e complesso.
Il centro cottura di Aclcihef, il più grande a Como, lavora per il 90% nella ristorazione scolastica pestando servizio in dodici comuni, il restante 10% fa capo al settore aziendale. La società, che realizza 1600 pasti al giorno, ha un fatturato di un milione di euro.
«In un mercato dove i fattori dimensionali ed organizzativi saranno sempre più determinanti per essere concorrenziali, Camst rappresenta lo sbocco ideale per l’attività della nostra cooperativa - dice Stefano Panzetta, presidente di Aclichef - Camst è leader del settore in Italia, ha progetti di sviluppo nel nostro territorio e si fonda sui medesimi principi mutualistici alla base della nostra esperienza».
I soci lavoratori hanno sostenuto all’unanimità la cessione del ramo di azienda. «È stato un percorso lungo e condiviso - continua Panzetta - credo davvero che sia la soluzione migliore per dare continuità al nostro progetto, siamo di fronte al player numero uno in Italia nel settore della ristorazione, la volontà di investire a Como è elemento prezioso che di sicuro avrà ricadute importanti sul territorio».
Accanto alla soddisfazione per i contenuti, c’è l’emozione di ogni passaggio di consegne. La cessione delle attività, va da sé, non coinvolge il presidente, né Francesco Iaquinta, socio fondatore e da sempre direttore del centro di via Tentorio (ha maturato in questo periodo i requisiti per la pensione): «Una vicenda come la nostra è fatta di tanto capitale umano - dice il Panzetta - un riconoscimento particolare va ai quattro soci lavoratori appartenenti al gruppo originario dei fondatori e tuttora presenti in cooperativa. In primis Francesco Iaquinta:, vera “anima” di Aclichef; Daniela Cretella: jolly prezioso, responsabile del self service; Walter Mallone: cuoco instancabile; Raffaella Biancato: autista fidata. E poi Lilia Perini: in cooperativa da 18 anni, responsabile amministrativa e fondamentale nella preparazione delle gare di appalto». E il futuro? «Stiamo cominciando a pensare ad altre iniziative di ristorazione, con una forte connotazione sociale e magari con la possibilità di aggregare altri soggetti interessati ad inserimenti lavorativi di persone svantaggiate - dice Panzetta - per il momento è presto, ma nuove idee stanno comunque già “bollendo in pentola”».
L’accordo ha avuto il sostegno forte delle organizzazioni di riferimento. «È stato fatto un buon lavoro mettendo al primo posto la necessità di garantire futuro all’impresa cooperativa - dice Mauro Frangi, presidente di Confcooperative Insubria - il contesto di mercato e le norme sempre più complesse degli appalti pubblici obbligavano una realtà come Aclichef a salire di dimensione, esserci riusciti con un’altra impresa cooperativa è una grande soddisfazione».
«La capacità di riorganizzarsi condividendo valori e cultura d’impresa è da sempre un tratto distintivo della cooperazione - dice Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna - al di la delle appartenenze di storia e tradizione culturale. Per questo motivo siamo molto soddisfatti dell’esito di questa operazione, che avviene nella cornice cooperativa rappresentata dall’Alleanza e che tiene al centro il lavoro, salvaguardando l’occupazione e ponendo le basi per uno sviluppo cooperativo in un territorio di grande rilevanza».
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