Economia
Sabato 28 Marzo 2009
Allarme salari, persi 6.700 euro
Potere d'acquisto fermo al '93
Stipendi e retribuzioni sempre più "poveri". L'allarme è lanciat da uno studio della Cgil che inidca come i salari netti ''sono fermi al 1993. Il fisco in 15 anni ha falcidiato i guadagni di produttività per 6.738 euro per lavoratore, in termini di potere d'acquisto, tra maggiore pressione fiscale e mancata restituzione del drenaggio fiscale.
Viceversa, lo Stato ha beneficiato di 112 miliardi". I dati sono contenuti nel quarto Rapporto su salari, produttività e distribuzione del reddito dell'Ires (il centro di ricerche del sindacato), presentati oggi alla stampa dal segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, convinto che la crisi "non è finita" e che il picco "arriverà nel secondo trimestre di quest'anno". La richiesta al governo è di aumentare, dal 2010, le detrazioni fiscali per dipendenti, pensionati e collaboratori i quali, in questo modo, potranno beneficiare di un aumento mensile di cento euro. L'organizzazione è tornata anche a puntare l'indice contro l'accordo separato di gennaio scorso sulla riforma degli assetti contrattuali: se fosse stato applicato dal 1993 al 2008, i lavoratori - secondo l'Ires - "avrebbero perso altri 6.587 euro di potere d'acquisto". Una simulazione alla quale la Cisl ha replicato osservando che "l'esercizio dialettico di chi la spara più grossa non è una attitudine a cui la Cisl si sente vocata". Sempre più preoccupanti, poi, le prospettive sul fronte occupazionale. Per l'Ires, infatti, i posti a rischio nell'anno potranno oscillare tra 600-700 mila fino ad arrivare ad un milione, coinvolgendo 4-5 milioni di famiglie. Secondo il rapporto, dunque, le retribuzioni nette sono cresciute 3,5 punti in meno (4,2 punti in meno per un lavoratore senza carichi familiari) delle retribuzioni di fatto lorde. I salari netti in 15 anni hanno registrato una "crescita zero". E, questo, mentre i prezzi "aumentavano essendo cresciuta l'inflazione del 41,6%". Il fisco, dunque, dice la Cgil, "ha mangiato i pochi guadagni di produttività. La contrattazione è importante - è la sua tesi -, ma da sola non basta, serve una nuova politica dei redditi". Tra le misure che consentirebbero la copertura dell'aumento dei 100 euro, ci sono la "restituzione del drenaggio fiscale del biennio 2008-2009 per almeno 4 miliardi e la lotta all'evasione con il ripristino delle misure introdotte dal governo Prodi per recuperare almeno i 5 miliardi mancanti dal gettito Iva". Il rapporto si sofferma anche sulle disuguaglianze rispetto alla distribuzione del reddito, dove l'Italia si piazza ad un sesto posto tra i paesi Ocse: dal 1995 al 2006 i profitti netti delle maggiori imprese industriali sono cresciuti di circa il 75% a fronte di un aumento delle retribuzioni di solo il 5,5%. E ancora: circa 13,6 milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.300 euro netti al mese. Il reddito disponibile fra il 2000-2008 registra una perdita di circa 1.599 euro nelle famiglie di operai e 1.681 euro nelle famiglie con 'capo famiglia' impiegato, a fronte di un guadagno di 9.143 euro per professionisti e imprenditori.
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