Economia / Como città
Martedì 18 Agosto 2020
Anche il Ticino soffre
Industria in calo
e Manor taglia 476 posti
Soffrono le imprese orientate all’export In crescita la disoccupazione e il franco forte non aiuta. «Segnali di fiducia sull’autunno con gli ordini in ripresa»
Senza la ripresa dell’export un segmento solido come quello industriale - fondamentale all’interno delle dinamiche produttive ticinesi e svizzere - rischia un pesante stop sia in termini di fatturato che occupazionali, con inevitabili ripercussioni anche per i frontalieri.
L’indagine relativa al mese di luglio, condotta dall’Ufficio di Statistica cantonale, ha rilevato che «si è registrato un ulteriore peggioramento rispetto ad aprile, quando già il segno meno era marcato».
I numeri
Le attività manifatturiere (compresa l’industria), nel complesso, hanno lasciato sul campo un meno 30% di volume d’affari, rispetto al meno 16% del mese di aprile.
Preoccupa soprattutto l’export che ha toccato punte del 50% in meno, sempre in relazione al volume d’affari, mentre la disoccupazione è destinata ad attestarsi al 4% (dato che suona come un campanello d’allarme importante nella vicina Confederazione). D’altronde le percentuali parlano chiaro: da inizio pandemia si è assistito ad un crollo degli ordini: se ad aprile il dato censito si attestava ad un meno 39,1%, a fine luglio il segno meno ha toccato addirittura il meno 63,1%. Ed in questo contesto si sono rivelati di fondamentale importanza gli aiuti federali alle imprese, attraverso il credito da 500 mila franchi da restituire in cinque anni (il primo anno a tasso zero). «Continua a regnare l’incertezza, soprattutto per i settori più orientati verso l’export - ha affermato Stefano Modenini, direttore dell’Associazione industrie ticinesi, a corredo dell’analisi congiunturale effettuata dall’Ufficio di Statistica cantonale -. L’incertezza resterà tale fino alla realizzazione ed alla diffusione su larga scala di un vaccino. E’ chiaro che finché i mercati di riferimento dell’Unione Europea, degli Stati Uniti e dell’Asia non ritroveranno stabilità, questa incertezza non permetterà una ripresa abbastanza solida degli affari».
Il direttore dell’Associazione industrie ticinesi aggiunge anche un’altra chiave di lettura importante rispetto all’attuale stato di salute del settore industriale ticinese (e, in senso lato, svizzero) e cioè che “la situazione d’incertezza viene evidenziata anche dai dati sulla disoccupazione in Svizzera. Disoccupazione che non solo è aumentata sino a sfiorare il 4%, ma cresce sensibilmente la quota di lavoratori che resta in disoccupazione per lungo tempo».
Vi è anche una terza chiave di lettura di assoluto rilievo, legata allo stato di salute del franco svizzero. «Ad aggravare l’incertezza - scrive ancora Stefano Modenini - resistono alcuni nodi di fondo, in particolare la forza eccessiva del franco svizzero, a cui si aggiunge la debolezza del dollaro americano».
Inevitabile rivolgere uno sguardo al prossimo autunno. E qui finalmente il pessimismo che ha caratterizzato gli ultimi sei mesi lascia il posto a qualche spiraglio di ottimismo. «Le aspettative sugli ordini per i prossimi tre mesi risultano positive - fa notare l’Ufficio di Statistica cantonale -. Lo scenario è in parte mutato rispetto ad aprile. Tra le imprese orientate ai mercati esteri, il saldo globale è positivo. Ben diverso il discorso relativo al mercato interno».
Le ricadute
Tema delicato quello occupazionale, anche perché da qui ai prossimi tre mesi «restano in netta maggioranza gli imprenditori che prevedono un calo dei livelli di occupazione». Da capire, da qui a fine settembre, quanto questo calo interesserà i frontalieri, che “sul campo” hanno già lasciato in Ticino un migliaio di posti di lavoro, uniti a 2-3 mila lavoratori stagionali del turismo per gran parte fermi al palo.
La scure dei licenziamenti, conseguenza diretta dell’emergenza sanitaria ed economica con cui anche la Svizzera si sta confrontando ormai da sei mesi, si abbatte sul colosso del commercio al dettaglio Manor, molto attivo e radicato anche in Canton Ticino. Ieri il gruppo Manor ha annunciato il taglio di ben 476 posti di lavoro, 91 dei quali presso la sede centrale di Basilea e 385 nei grandi magazzini sparsi per la Confederazione. Al momento - come ha riferito ieri ticinonews.ch - non è dato sapere quali saranno le ripercussioni per il Ticino, tenendo conto che il gruppo Manor dà lavoro anche a molti frontalieri. Peraltro già a gennaio Manor - con la consultazione anti-frontalieri (poi rinviata) alle porte - era finita sotto la lente proprio per alcuni tagli di personale, che nel Cantone di confine erano stati letti come un tentativo di sostituire dipendenti svizzeri con neo assunti provenienti dalla vicina Italia.
Ipotesi categoricamente smentita dai vertici del gruppo. Nella nota diffusa ieri, Manor ha fatto sapere che «la crisi legata al coronavirus ha colpito duramente il settore del commercio al dettaglio, ma al tempo stesso ha fatto da catalizzatore. L’accelerazione registrata dalle nostre attività di e-commerce corrisponde ad un’evoluzione di circa due anni. Il futuro di Manor prevede accanto alla presenza dei negozi il segmento della vendita on line. Altri due obiettivi sono la creazione di nuovi partenariati e di una maggiore agilità organizzativa»
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