Economia / Lago e valli
Venerdì 21 Ottobre 2022
Appello dei sindaci della provincia di Como: «Ristorni, si muova la Regione»
Il dibattito I sindaci “chiamano” Milano in vista dell’entrata in vigore del nuovo decreto atteso per il 2033.«Serve un ente che faccia da garante: in ballo fondi destinati a migliorare strade, servizi e infrastrutture»
I sei sindaci che hanno animato il dibattito promosso dall’inserto “Frontiera” sul presente e soprattutto sul futuro dei ristorni dei frontalieri - 92 milioni e mezzo di euro l’ultimo assegno staccato dalla Svizzera all’Italia - hanno le idee ben chiare. E a fronte di due granitiche dichiarazioni - «L’accordo del ’74 rasenta la perfezione» e «Tra il certo e l’incerto (riferito ai contenuti del nuovo accordo, ndr) è meglio andare sul certo, anzi sul sicuro» - è spuntato un elemento di dibattito interessante nelle logiche future, e cioè che i primi cittadini chiedono a Regione Lombardia di fungere da garante nel nuovo meccanismo dei ristorni.
Interessante perché in piena pandemia una lettera a firma del presidente Attilio Fontana e dell’allora presidente cantonale Christian Vitta aveva di fatto preannunciato la volontà di costruire un asse forte Milano-Bellinzona per dare ai territori un ruolo di prim’ordine nella delicata partita dei ristorni. Richiesta che era stata rispedita al mittente.
Serve più attenzione
Ora con le nuove regole d’ingaggio che dovrebbero entrare in vigore dal 2033 (più probabile dal 2034), con i ristorni convogliati in un fondo nazionale che dovrà poi decidere i singoli riparti sui territori, i sindaci chiedono maggiori garanzie. E nel ruolo di garante primi cittadini e amministratori di Bene Lario (Mario Abele Fumagalli), Brienno (Francesco Cavadini), Cerano d’Intelvi (Oscar Gandola), Menaggio (Michele Spaggiari), Ponna (Gian Antonio Sala) e Porlezza (Sergio Erculiani) vedono proprio Regione Lombardia. Elemento questo che potrebbe offrire uno spunto interessante anche in vista dell’imminente campagna elettorale per il rinnovo di Giunta e consiglio regionale lombardo.
«È vero che la politica a tutti i livelli è sensibile al tema dei ristorni, a cominciare dai parlamentari del territorio, che proprio in questi giorni hanno preso possesso dei rispettivi ruoli - la chiosa di Mario Abele Fumagalli -. Il nostro territorio, con la peculiarità di essere al confine con la Svizzera, merita tutto il rispetto e l’attenzione possibili. Ai ristorni non possiamo rinunciare e il nuovo meccanismo ci preoccupa. Per questo Regione Lombardia potrebbe fungere da garante. I ristorni servono per migliorare strade, servizi e infrastrutture necessarie a cittadini, imprese e naturalmente a chi lavora e si rivolge quotidianamente alla vicina Confederazione». Sulla stessa lunghezza d’onda Oscar Gandola: «Da quanto si è appreso, i ristorni dal 2034 dovrebbero essere blindati dentro un fondo statale vincolato. In ogni caso, è bene che questa nuova situazione venga monitorata. Non vorrei che in un momento di crisi o particolare necessità si attingesse anche al capitolo dei ristorni per sanare qualche situazione che in quel momento necessita di un intervento diretto. Ricordo che a me i ristorni non vengono più riconosciuti dal 2014».
La contrattazione
Chiusura affidata a Sergio Erculiani: «L’accordo del ’74 è stato ben costruito e ben gestito così da tutelare le peculiarità territoriali. Il fatto che si allontani dal territorio la possibilità di contrattazione, controllo e gestione spaventa. Di questa parte del territorio spesso ci si dimentica. Regione Lombardia potrebbe fungere da “sentinella” per garantire che anche il nuovo meccanismo ricalchi quello del ’74».
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