Bar e ristoranti
In Svizzera l’ok
ai tavoli all’aperto

Nulla osta del Governo federale alla parziale riapertura dal 22 marzo, «ma solo se il quadro epidemiologico lo permetterà»

Alla fine, la decisione del Governo federale di dare il nullaosta alla riapertura delle terrazze (vale a dire le aree all’aperto) di bar e ristoranti a partire dal 22 marzo «solo se il quadro epidemiologico lo permetterà» ha finito per scontentare tutti.

Certo, rispetto al “no” fermo ad altre riaperture dopo quelle dei negozi (datate 1° marzo) si tratta di un passo avanti, ma sembra proprio che l’attenzione del Governo sia oggi rivolta soprattutto alla terza ondata dei contagi, che Berna dà ormai per certa.

Peraltro la riapertura delle terrazze sarà accompagnata da regole d’ingaggio molto stringenti, a cominciare dal fatto che tra i tavoli dovrà essere garantita una distanza di un metro e mezzo oppure dovranno essere installate pareti divisorie. Circostanza questa che contribuirà a far tenere le serrande abbassate a molti esercizi, all’insegna dell’equazione “spazi dimezzati, incassi dimezzati”, a fronte di spese vive comunque da sostenere.

Nessuna speranza o possibilità di riapertura invece per discoteche e locali ballo. La notizia di queste timide aperture è rimbalzata in Ticino a metà pomeriggio, con il vicepresidente di GastroSuisse - e presidente di GastroTicino - Massimo Suter che ha bocciato su tutta la linea la proposta federale su cui ora i Cantoni dovranno esprimersi entro venerdì prossimo (peraltro giorno di festa in Svizzera).

«La politica discriminatoria nei nostro confronti continua imperterrita il proprio corso - ha scritto via social Massimo Suter - l’apertura delle sole terrazze non si può definire una soluzione pragmatica per aiutare la ripresa del nostro settore. Anzi rischia di creare ulteriori tensioni tra operatori».

A stretto giro è arrivata anche la presa di posizione del presidente del Consiglio di Stato, Norman Gobbi, che ai microfoni di TeleTicino ha parlato apertamente di «un annuncio (quello fatto da Berna, ndr) in cui si è detto tutto e il contrario di tutto». «Da un lato Alain Berset dice che la terza ondata è alle porte e dall’altro dà il via libera a più persone insieme all’interno delle abitazioni, ma dice “no” all’apertura dei ristoranti, quando nei ristoranti si entra solo con la mascherina. Vale a dire: dieci persone dentro casa “sì”, quattro al tavolo di un ristorante no».

Già perché sempre ieri il Governo federale ha inserito nella bozza da inviare ai Cantoni l’aumento del limite per gli incontri privati in casa da 5 a 10 persone oltre al nullaosta per manifestazioni in presenza di pubblico (altro tema molto dibattuto) con 150 persone massimo all’aperto e 50 al chiuso, con obbligo di indossare la mascherina.

Analogo discorso per il mondo dello sport e della cultura, con attività possibili «per un massimo di 15 persone sempre indossando la mascherina».

Nelle ultime ore era stata avanzata anche l’ipotesi di riaprire i ristoranti solo a chi poteva dimostrare di avere un test negativo o una vaccinazione effettuata. A precisa domanda, il ministro Alain Berset ha risposto: «Solo a maggio e giugno avremo più persone vaccinate, ora non le abbiamo. Sarebbe troppo complicato far entrare al ristorante chi è in possesso di determinati requisiti». Il presidente di turno della Confederazione Guy Parmelin, ha precisato che «gli aiuti della Confederazione non verranno meno e che solo con un’unità d’intenti si potrà superare questo momento». Entro venerdì i Cantoni dovranno dire la loro sulla proposta avanzata da Berna.

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