Economia / Como città
Domenica 18 Gennaio 2015
Cambio e tasse
Giorni choc per i frontalieri
Ancora confuse le nuove norme sulla fiscalità. La Uil: «Si pagherà di più dai 70mila franchi»
Tempi incerti per i frontalieri. Non ci sono solo i probabili riflessi negativi del nuovo superfranco sull’export svizzero e quindi sull’occupazione, anche gli effettivi riflessi dell’accordo italo-svizzero sull’imposizione fiscale sono ancora tutti da valutare.
In attesa che il provvedimento di cui tanto si vocifera diventi norma c’è comunque una certa dose di certezza su quali saranno le ripartizioni impositive tra i due stati confinanti. L’imposizione sarà calcolata sul 71% del reddito prodotto a favore del Ticino; l’imposta italiana, invece, sarà calcolata sulla restante parte del reddito del lavoratore, vale a dire sul residuo 29%.
Rispetto al calcolo odierno, però, che prevede che il Cantone raccolga il 100% dell’imposizione (per un totale di circa 150milioni di franchi annui), per poi trattenerne a sé il 61,2% (circa 90milioni) e riversarne all’Italia il restante 38,8% (60milioni), il meccanismo di valutazione è tutto da chiarire. Non a caso, le differenze interpretative sono tali da lasciare aperta ogni ipotesi, perfino tra i rappresentanti sindacali.
Sergio Aureli (Unia Ticino e Moesa), parla apertamente di rincari impositivi «superiori al 40%, addirittura anche ben oltre». Roberto Cattaneo (Frontalieri Uil), invece, predica moderazione: «Inutile - dice - inoltrarsi in previsioni fino a quando il testo non sarà diffuso. Giusto per scuola, ho fatto alcune simulazioni. Chi ha redditi attorno a 50mila franchi pagherà meno; da 70mila franchi in sù si pagherà qualcosa in più, con un aumento rispetto a oggi in salita al crescere del reddito».
Per entrare nei numeri, prendiamo a esempio un reddito da 60mila franchi prodotto da un lavoratore non sposato (questo perché lo stato civile del lavoratore incide pesantemente sull’aliquota applicata). Oggi gli viene applicata un’imposizione di poco inferiore al 10%, pari a circa 6mila franchi, di cui 3600 franchi vanno alla Svizzera e 2400 franchi tornano in Italia.
Cosa cambierà? La ricostruzione di Aureli ipotizza che, a riforma effettuata, la Svizzera (che tasserà il 71%), incasserà 4200 franchi, mentre l’Italia - che applica differenti aliquote a seconda dello scaglione reddituale del dichiarante - richiederà ulteriori 4700 euro, contro i 2400 che incassa oggi. A opera finita, dunque, si passerebbe dagli attuali 6mila franchi pagati a poco meno di 9mila franchi annui di tasse.
Diversa, come detto, la lettura di Cattaneo: «Calcolando un imponibile per la Svizzera di 42mila franchi, vale a dire il 71% del totale, alla stessa andranno 2500 franchi di tasse in ragione di un’aliquota del 6%. Il 29% del reddito italiano, pari a 18mila franchi, porterà con sé un ulteriore esborso attorno a 2300-2400 euro. Si tratta, come ho detto, di ipotesi ma, così fosse, il frontaliere con questo reddito pagherebbe meno di oggi», conclude.
La distanza, com’è facile intuire, è tanta. La confusione, pure. Nel mezzo, oltre 60mila frontalieri (24mila dei quali comaschi), che attendono di sapere quale sarà il loro carico di tasse alla chiusura dell’accordo tra i due stati confinanti.
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