Economia / Como città
Martedì 02 Giugno 2020
Campagna anti frontalieri
Il Ticino vota
sui ristorni ai Comuni
Già oggi il voto sulla mozione della Lega dei ticinesi in cui si chiede di disdire l’accordo Italia-Svizzera del 1974
Già oggi o comunque entro il 19 giugno - ultimo giorno per questa sessione di lavori parlamentari - il Consiglio nazionale metterà ai voti la mozione di Lorenzo Quadri, consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi, in cui si chiede di disdire l’accordo del ’74 tra Svizzera e Italia. Ciò significherebbe addio ristorni ai Comuni (stiamo parlando sul versante ticinese di 84 milioni di franchi ovvero più di 78 milioni di euro) ed alle realtà di confine e nuove regole per la fiscalità dei frontalieri. La mozione nasce senza possibilità alcuna di essere approvata, ma certo il dibattito - che sicuramente non mancherà di animare l’aula del Consiglio nazionale - sarà una sorta di prova generale in vista della lunga campagna elettorale che porterà alla consultazione anti-frontalieri del prossimo 27 settembre. Lo ha lasciato intendere lo stesso Lorenzo Quadri, che ieri ha spiegato sui social come in piena crisi «il Consiglio federale pretende di ricominciare a rilasciare nuovi permessi G e B (i più comuni tra quelli rilasciati ai frontalieri, ndr) a partire dall’8 giugno». A fornire un assist a chi sostiene a spada tratta la consultazione del 27 settembre - Udc e Lega dei Ticinesi sono in prima fila - è arrivata ieri una lunga analisi dello stato dell’arte - e cioè del mercato del lavoro svizzero - a cura di Michael Sienthaler. «Nel 2021 - ha spiegato l’esperto rossocrociato al settimanale domenicale SonntagsBlick - la disoccupazione è destinata a raddoppiare, perché chi resta senza lavoro più di un anno ha poi difficoltà a trovare un impiego». Durante le dure settimane del lockdown, i più colpiti dalla crisi sono stati i giovani fino a 25 anni. «A lungo termine, però, la crisi colpirà tutte le fasce d’età», le parole di Michael Sienthaler. Discorso questo che riguarda da vicino anche i frontalieri. Di certo, questi saranno mesi difficili sul fronte dei rapporti di confine e non solo per le tensioni relative alla riapertura delle frontiere da parte dell’Italia a partire da domani. Al Corriere del Ticino, il consigliere nazionale e presidente cantonale dell’Udc ha spiegato che «sulla libera circolazione è ora di cambiare rotta».
«La Svizzera - ha poi aggiunto Piero Marchesi attraverso il profilo facebook istituzionale - non può continuare a dipendere dall’estero (ai primi posti della graduatoria c’è l’Italia, ndr) per manodopera e materiale sanitario. E la crisi generata dall’emergenza coronavirus ha ben evidenziato questo aspetto. Occorre tornare al più presto a pensare agli interessi del nostro Paese». È chiaro che la campagna elettorale sarà oltre che lunga anche aspra nei noti e questo perché il Governo federale ha già fatto sapere in più occasioni che il quesito dovrà essere respinto al mittente.
E questo complica e non di poco i piani di Lega dei Ticinesi e Udc, tra i primi a scagliarsi contro la decisione unilaterale dell’Italia di riaprire le frontiere da domani.
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