Canepa verso la svolta
Ingresso di Michele Canepa

Verso la chiusura l’accordo tra il fondo gestito da DeA Capital e il noto industriale comasco. Manifestazione di interesse da tutti i principali player del distretto ma solo per gli asset a maggiore redditività

Ci siamo.In assenza di imprevisti, è attesa la chiusura dell’accordo che dovrebbe garantire un futuro al gruppo Canepa, in concordato preventivo, dallo scorso mese di dicembre.

Mancano le firme e ancora quindi c’è un margine di incertezza, ma secondo forti interne all’azienda e rilanciate da qualificati attori della filiera, sarebbe pronto a entrare in gioco Michele Canepa, fratello di Elisabetta Canepa, attuale presidente del Gruppo.

Sul contenuto dell’accordo vige massima riservatezza, non è chiaro ad esempio quale sarà il ruolo della presidente che dopo l’ingresso del fondo gestito da Dea Capital Alternative Funds, possiede una quota del 33%: avrà deleghe operative o si ritaglierà un ruolo più defilato?

Nel caso di Michele Canepa si tratta di un ritorno perché l’industriale, oggi a capo della Taroni, ha per diversi anni contribuito allo sviluppo dell’azienda di famiglia, fondata nel 1966,ma le cui radici risalgono al 1926, l’anno in cui i Canepa entrarono nella società Serica Lombarda.Secondo rumors, oltre a Michele Canepa, si sarebbero fatte avanti anche holding della moda che figurano nel portfolio clienti della società lariana.

Defilati i principali player del distretto: pare abbiano recapitato all’ad Marco Cordeddu offerte limitate agli asset con la maggiore redditività. In primis la stamperia Maesani, la Molinelli e anche la Divisione cravatteria di San Fermo, comparto in cui Canepa vanta una riconosciuta expertise. Offerte di maggiore respiro, evidentemente, sono state frenate da due fattori concomitanti: l’elevato indebitamento nei confronti di banche, dipendenti e fornitori , e la necessità di mettere mano a una riorganizzazione che potrebbe avere pesanti ricadute sul fronte dell’occupazione. E’ questo uno dei principali nodi da sciogliere, legato al modello industriale e commerciale che hanno in mente i futuri investitori. Ecco perché quello di Michele Canepa è stato definito, tra gli imprenditori del distretto, un beau geste dettato dalla volontà di salvare un patrimonio di know how e capitale umano che nel tempo ha permesso alla Canepa di diventare punto di riferimento per i marchi luxury internazionali. Solo negli stabilimenti di San Fermo e Cavallasca lavorano 400 persone. L’intero gruppo ne conta circa 700.

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