Economia
Giovedì 09 Aprile 2020
Coronavirus, la ricerca
Patente di immunità con un test
«La nostra azienda è pronta»
Strumento messo a punto dalla DiaSorin: 500 mila pezzi dal 20 aprile. Prelievo di sangue per verificare gli anticorpi a Covid anche in chi ha avuto sintomi lievi
Per affrontare l’emergenza in cui ci troviamo, stanno diventando sempre più importanti i test sierologici per rilevare la presenza di specifici anticorpi nei pazienti.
Un importante passo in avanti è stato effettuato dalla DiaSorin di Gerenzano. Il gruppo infatti ha reso noto di aver collaborato con il Policlinico San Matteo di Pavia per testare con successo un nuovo test ad alto volume di processamento. Si tratta di un passaggio chiave affinché possa essere avviata la cosiddetta fase 2, quella cioè della ripartenza.
Come si legge in una nota della società, DiaSorin sta lavorando per ottenere il marchio europeo e l’autorizzazione all’uso di emergenza (Eua) della Food and Drug Administration (Fda) entro la fine di aprile.
La notizia è stata commentata molto positivamente anche dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana: «Si tratta di un test – ha spiegato il governatore – che, attraverso un prelievo, rileverà chi ha sviluppato gli anticorpi al virus dando una sorta di patente di immunità».
Il professor Venturi, direttore sanitario del Policlinico San Matteo di Pavia, ha spiegato come i ricercatori stessero sperimentando da più di un mese questo test che «serve a capire chi ha sviluppato la malattia e chi ha sviluppato gli anticorpi neutralizzanti, ossia quelli che impediscono al virus di replicarsi: con questo test, dunque, si certifica l’immunità al virus con un’affidabilità altissima».
Il nuovo test sierologico, infatti, è predisposto per riconoscere gli anticorpi IgG diretti contro i domini S1 e S2 della proteina “spike” del virus Sars-Cov-2 (il Covid-19), selezionati per la capacità di fornire specificità per Sars-Cov-2 rispetto agli altri Coronavirus.
I destinatari di questo prodotto, evidenzia sempre DiaSorin, sono coloro che sono già stati infettati dal virus ma che non hanno avuto una diagnosi attraverso l’esecuzione di un tampone perché hanno presentato sintomi lievi o nulli.
«Un laboratorio dotato di questa tecnologia – ha affermato Fabrizio Bonelli, chief technology officer DiaSorin - può eseguire fino a mille individuazioni al giorno: in Italia abbiamo 500 strumenti installati, la produzione di 500mila pezzi al mese è il target che ci siamo dati. I test – ha concluso – dovrebbero essere disponibili a partire dal 20 di aprile».
La peculiarità di questo strumento riguarda le tempistiche: infatti il test messo a punto da DiaSorin consente di ottenere risultati in un’ora circa, rispetto alle 5 o 7 ore attualmente necessarie con altri metodi commercializzati negli Stati Uniti e in Europa.
Il ceo del gruppo, Carlo Rosa, prevede che il contributo del test al previsto incremento dei ricavi 2020 di DiaSorin potrebbe attestarsi sui 5-10 milioni al mese.
Anche per questo motivo sia martedì che ieri il titolo ha avuto un andamento molto positivo in Borsa, toccando il proprio record storico.
Nel 2019 Diasorin, che ha ottenuto dagli Stati Uniti fondi federali per la ricerca pari a 679mila dollari, ha realizzato un utile in crescita dell’11,1% rispetto al 2018, a quota 175,7 milioni, con un’incidenza sul fatturato del 24,9%. I ricavi sono aumentati del 5,5% a 706,3 milioni. Per il 2020, anche grazie al nuovo test, il gruppo stima un incremento del fatturato del 5%.
DiaSorin opera da oltre cinquant’anni nel mondo della diagnostica, con un focus importante nello sviluppo di test per le malattie infettive: dalla tubercolosi alle epatiti.
Appena esplosa l’epidemia del Covid-19, il team di ricerca e sviluppo dell’azienda di Gerenzano si è messo immediatamente al lavoro per dare risposte concrete alle esigenze che stanno emergendo in questo difficile momento.
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