Economia / Como città
Domenica 12 Aprile 2020
Coronavirus, le imprese
Così il tessile si converte
per le mascherine
Le storie di Extreme, Azzurra e Italbaby . Dalla moda e dagli articoli per l’infanzia alle protezioni grazie a prodotti di alta qualità, in fase di certificazione
Tra volontà di mettersi a disposizione per affrontare una fase di emergenza, capacità di adattamento ad un contesto mutato e spirito imprenditoriale, sono numerose le aziende del nostro territorio che, in queste settimane, hanno scelto di convertire la propria produzione tradizionale per iniziare a confezionare mascherine protettive.
«Il nostro è un laboratorio di confezioni – spiega Stefano Capelli della Extreme srl di Como – e in questo frangente, operando per le principali tessiture della nostra provincia, siamo rimasti praticamente senza lavoro. Nasce da qui – continua l’imprenditore – l’idea di iniziare la produzione delle mascherine».
Capelli si è resto conto subito delle grandi difficoltà burocratiche presenti per poter produrre dispositivi di protezione individuale certificati: «Non è facile, perché la stessa aziende deve essere in possesso di determinate certificazioni che pochi posseggono. Abbiamo comunque voluto iniziare – prosegue – la produzione di mascherine ad uso civile, non per i sanitari, ma utili per la protezione delle persone».
La Extreme ha appena finito di effettuare i test e due giorni fa è iniziata la produzione. «I nostri prodotti tradizionali, come sciarpe e foulard – dice ancora Capelli –, sono fatti a mano singolarmente: lo stesso stiamo facendo con le mascherine; peraltro credo che, come tutti gli oggetti che si indossano, anche questi dispositivi saranno interessanti dalla moda e quindi potremo pensare anche a personalizzazioni e variazioni dei disegni».
Modelli di tendenza?
Un tema che convince anche Riccardo Tettamanti della Stamperia Azzurra di Lurate Caccivio, sia pure in una fase successiva rispetto a quella che stiamo vivendo. «Diverse case di moda ci hanno già interpellato – spiega – per provare a pensare ad una mascherina di tendenza: un’idea che può essere positiva, ma in questo momento preferiamo concentrarci sulla prestazione del dispositivo in termini di efficacia protettiva, poi penseremo al resto, soprattutto se questa situazione dovesse prolungarsi». La Azzurra si occupa del trattamento dei tessuti, per renderli impermeabili e antibatterici, e fa confezionare poi ad alcuni laboratori la mascherina completa, arrivando alla produzione di 10mila pezzi al giorno. «Al momento – dice ancora Tettamanti – non si tratta di dispositivi di protezione certificati, ma ci vogliamo arrivare: il nostro obiettivo è arrivare alla certificazione, inserendoci nella nuova domanda di mercato che si sta creando».
Ha avviato da pochi giorni la produzione di mascherine anche la Italbaby di Albavilla, specializzata nella produzione di articoli per l’infanzia. «Non siamo partiti subito – spiega Francesco Tatoli – perché inizialmente non era chiaro se effettivamente era possibile produrre questi dispositivi anche in assenza di determinate certificazioni aziendali. Successivamente – continua – il decreto legge Cura Italia ha aperto alla possibilità di avviare le produzioni anche in deroga alle disposizioni legislative vigenti». Anche i prodotti della Italbaby sono quindi ad uso civile e rispondono, come quelli di Extreme e Azzurra, ai requisiti indicati dalla linee guida del Politecnico di Milano disponibili sul sito della Regione Lombardia.
Ripresa produttiva
«Stiamo utilizzando tessuti che avevamo già in casa – afferma Tatoli – e che, essendo destinati al mondo dell’infanzia, rispettavano già particolari requisiti di sicurezza: grazie a questa produzione, abbiamo potuto richiamare le cucitrici che erano in cassa integrazione ed oggi siamo in grado di realizzare 4mila pezzi al giorno».
E i clienti chi sono? «I nostri tradizionali – spiega l’imprenditore –, ossia negozi della prima infanzia che poi si occupano della vendita on line, ma anche altre realtà che sono venute a conoscenza della nostra attività».
La Italbaby è una di quelle imprese che ha chiesto in prefettura una deroga per continuare l’attività proprio in virtù della riconversione. «Oggi abbiamo ricevuto la visita di controllo della Guardia di Finanza – conclude Tatoli – e questo mi fa piacere sia perché hanno verificato che stiamo producendo correttamente sia perché questa volta i controlli, a differenza di film già visti, ci sono davvero».
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