Dentisti e notai promuovono il Pos
«Così andiamo incontro ai clienti»

Tra le categorie critiche artigiani e ambulanti: «Per noi troppi costi e non serve»

Il riparatore: «Ho sei collaboratori, come faccio a dotarli tutti del dispositivo?»

«Avessi la coda di gente che vuole pagare con il bancomat, ne metterei anche due». L’avvocato Andrea Bernasconi sdrammatizza con realismo. Ma l’obbligo del Pos divide le categorie. C’è chi applaude e ritiene giusto aprirsi al mondo. Altri scuotono la testa, tanto più chi fa riparazioni nelle case oppure l’ambulante: per loro l’operazione significa un aggravio ulteriore.

Le categorie comasche commentano l’obbligo scattato da lunedì di dotarsi del mezzo di pagamento elettronico. Un obbligo “all’italiana”, imposto per legge ma che non prevede sanzioni per chi non ottempera.

Alberto Nella, riparatore autorizzato di elettrodomestici (Confartigianato), ha già il bancomat e da un pezzo. Ma nel la parte di vendita. Altro discorso quello delle riparazioni appunto: «Io ho sei collaboratori. Dovrei dotarli tutti quanti di Pos?».

«Non abbiamo nulla da nascondere, usciamo dalle case con la copia della ricevuta fiscale - precisa - E da notare che il 70% delle riparazioni vengono effettuate in garanzia, quindi il cliente non paga nulla»

Obbedisco, dicono i notai. Spiega il presidente Mario Mele: «Certo, è una complicazione dal punto di vista tecnico, ma noi siamo favorevoli a una misura nel senso della tracciabilità del pagamento, già dalla riforma del diritto Bersani».

E i dentisti? Franco Brenna commenta: «Negli Usa puoi pagare anche 50 centesimi con la carta. Sono segnali che siamo nel mondo, un fattore di adeguamento».

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