Mamma mi si è ristretto il distretto. Sembrava il nuovo motto degli economisti che predicavano la fine dei territori ad alta specializzazione, quelli dove c’è la cultura di un prodotto frutto di una filiera. Quelle aree dove le imprese fanno sistema.
Gli esperti li davano in declino, se non già spacciati a favore delle mega imprese e dell’effetto global delle multinazionali. Invece ecco che le ultime rilevazioni confermano segnali più che positivi e si parla di resurrezione dei distretti con in prima linea Como per il tessile e la Brianza per il legno-arredo. A certificare la ripresa e anzi l’effetto locomotiva dei distretti è l’ultimo monitor di Intesa Sanpaolo che registra i dati del primo trimestre di quest’anno. Ebbene, nei tre mesi i distretti hanno fatto segnare un +5,4%, una perfomance molto positiva soprattutto se confrontata con quella delle aree non distrettuali (anche a parità di specializzazione produttiva) che è del 2,5% e dell’intero manufatturiero italiano che è dell’1,9%.
I numeri fanno dire agli esperti che l’effetto distretto esiste ancora e resiste. E che i distretti industriali sono di nuovo il motore dell’export e dell’economia italiana.
Como e Brianza possono così guardare con maggiore fiducia e ottimismo al futuro perché aree caratterizzate da due distretti storici come il tessile e il mobile. Lo sottolinea anche l’analisi di Intesa Sanpaolo che evidenzia come il dato positivo della cordata dei distretti italiani sia dovuta al risveglio dell’oreficeria di Valenza e di Arezzo, l’occhialeria di Belluno, le piastrelle di Sassuolo, le rubinetteria di Lumezzane, ma anche in particolare alla ripartenza dei tre più importanti distretti del tessile-abbigliamento (Prato, Como e Biella) e all’uscita dal torpore delle due principali aree del legno arredo (Cantù-Brianza e Livenza-Quartier del Piave).
Il valore, ora così esaltato, del sistema dei distretti può insegnare almeno due cose. La prima è che è sempre meglio non dare per spacciato il vero motore della società italiana, e quindi anche comasca e brianzola canturina, e cioè lo spirito e la capacità d’impresa espresso da tanti uomini e donne che si impegnano e si ingegnano pur in un clima sfavorevole, con regole, tasse e burocrazia penalizzanti.
La seconda è che “distretto è bello” potrebbe essere uno slogan da mettere in pratica anche in altri settori di Como e provincia, cioè di un territorio che ha un patrimonio ambientale, paesaggistico, storico, culturale e monumentale di livello mondiale.
In parole povere: il variegato panorama composto da alberghi, ristoranti, attività sportive del lago, iniziative artistiche, musei e tutto il resto che sintetizziamo nella parola magica “turismo” forse potrebbe fare tesoro dall’insegnamento che viene dal tessile e dal mobile e quindi pensare, ragionare e agire da distretto. Cioè facendo sistema.
Distretto vuol proprio dire stringere, contenere, tenere insieme. E tessile e mobile dimostrano che facendo distretto si vince e non solo in Italia: i nostri distretti sono cresciuti per l’export molto più di quelli tedeschi (1,5%) e francesi (0,6%). Sarebbe un passo importante se il nostro territorio potesse presto avere, accanto a tessile e mobile, un terzo distretto: quello del turismo.
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