Emergenza coronavirus
La lettera di Remo Ruffini
“Il futuro è oggi”

Il presidente e amministratore delegato di Moncler scrive a Como, la sua città, in questo momento di grande difficoltà

di REMO RUFFINI

Viviamo la vita a tutta velocità. Spesso viviamo come se fosse normale non voltarsi mai indietro.Poi, all’improvviso, succedono cose che ti riportano naturalmente là dove hai il cuore, nella tua città, nel luogo dove sono custoditi i ricordi più belli della tua vita.

Sono nato a Como, dove ho trascorso un’infanzia piena di energia con mio fratello, dove andavo a scuola in motorino indossando il primo Moncler che mi regalò mamma.

È qui che ho incontrato mia moglie, è qui dove sono nati e cresciuti i nostri figli.

Como è Casa.

Quando ho iniziato a lavorare, non mancavo mai di dire “sono di Como” con grande orgoglio, quasi fosse un’origine che legittimasse la mia professionalità e credibilità. Una sorta di denominazione di origine controllata che volesse dire che i tessuti e i filati sono qualcosa che è sotto la mia pelle. Lo dico ancora oggi con grande senso di appartenenza. “Sono di Como”.

In questo momento così complesso, è per me naturale rivolgere il pensiero a Como e alle aziende che hanno reso questa parte d’Italia un’eccellenza dell’industria serica e tessile, e non solo.

Oltre al dolore umano, è ormai evidente che l’emergenza sanitaria stia portando con sé una situazione di forte incertezza economica. Il prolungarsi della chiusura delle attività, sicuramente necessaria in nome del bene collettivo, sta mettendo a dura prova tanti, in particolare le piccole e medie realtà produttive, artigianali e commerciali oltre agli operatori del turismo.

Tutto questo passerà ma il “come” se ne uscirà fuori dipenderà molto dal “quando”.

Da quello che faremo oggi, subito, non domani.

Serve un approccio forte ed inedito come la situazione che stiamo vivendo.

Aggiungo, un approccio coeso. Non ce la faremo da soli, dobbiamo affidarci anche all’impegno e al contributo degli altri. Lunedì sera è stata presentata la manovra governativa che annuncia una considerevole erogazione di liquidità per le imprese. Un sistema di credito garantito e con esso la promessa, non scontata, di rendere il denaro accessibile in tempi brevi slegandolo da anacronistici ed inopportuni meccanismi burocratici.

Questo provvedimento, giustamente definito “poderoso” e “senza precedenti”, sarà credibile solo se accompagnato da un sistema applicativo snello e veloce.

Bisogna fare tutto ciò che è necessario. Ora.

Stanziare aiuti ma non renderli immediatamente disponibili sarebbe come non averli stanziati mai. La burocrazia e il nodo delle garanzie non devono rallentare.

Oggi più che mai vale il concetto di pochi, anzi tanti, “benedetti” e subito.

Speriamo che presto, nella massima e rigorosissima sicurezza, le fabbriche e le attività riaprano i loro cancelli e i loro portoni perché la vita produttiva deve riniziare.

Questo è un punto da cui non si può prescindere.

Se questo periodo si prolungherà molto, il rischio che la pressione sul sistema sia insostenibile è altissimo.

Dobbiamo prepararci ad un’idea di ripartenza “cauta e graduale”, per tappe.

In un equilibrismo non facile tra salute ed economia, dove il rischio zero non esiste, siamo ormai consapevoli che il contagio di ritorno è una possibilità e proprio per questo va fatto di tutto per evitarlo. La ripartenza alla vita lavorativa, come la convalescenza dopo una malattia, sarà il momento più delicato.

Come succede spesso per le cose importanti che diamo per scontate, non si comprende il pieno valore della libertà fintanto che questa non viene limitata. Ma questa volta è evidente che quello che ci è chiesto oggi non è una negazione della libertà personale ma un contributo individuale per il bene di tutti.

Certo abbiamo bisogno di regole chiare che non lascino spazio alla fantasia e alle interpretazioni: fasce d’età, scaglioni per regioni, oltre a presidi di protezione, distanze di sicurezza, patente di immunità, tamponi, tracciamento digitale degli spostamenti delle persone.

Anche in questo caso dobbiamo fare tutto quello che c’è da fare senza trascurare nulla.

Con chiarezza di comunicazione e severità nell’applicazione.

La ripartenza non ammette errori perché sbagliare sarebbe letale, vorrebbe dire ricominciare tutto da capo. E questo non possiamo permettercelo. Sarà poi la fase della rinascita, della spinta alla digitalizzazione che è ormai inevitabile, sarà la volta della ricostruzione del turismo nazionale, della riscoperta dell’Italia e della valorizzazione della nostra Como come meta privilegiata.

Sarà la volta della ricostruzione della fiducia del consumatore: assicurare non solo i livelli occupazionali ma anche allontanare la paura della perdita del posto di lavoro, alleggerire il carico fiscale e contributivo, sostenere le famiglie e i loro mutui, supportare quindi i consumi. Tutto questo è ineludibile.

Sono consapevole che il futuro sia una responsabilità collettiva di cui anche noi imprenditori dobbiamo essere protagonisti. E’ tempo di esprimere il meglio di noi: un contributo fatto di impegno a proteggere le nostre persone e le nostre filiere, di inventiva e creatività per studiare soluzioni nuove per problemi nuovi, di flessibilità e di rigore, di senso civico e di tutto quel “fare” di cui ogni giorno avete sempre dato dimostrazione.

Con molta visione. Con molto coraggio. Con molta pazienza e generosità.

Non voglio farla facile, so bene che la soluzione in tasca non ce l’ha nessuno e che l’intervento richiesto al Governo, all’Europa e al sistema bancario non è banale, così come la prova di resistenza a cui sono chiamate le aziende. Ma credo anche che da questa situazione se ne esca solo se tutti rispondiamo velocemente a quello che siamo chiamati a fare.

Non c’è spazio per speranze tradite e promesse disattese.

Ogni indugio e ogni ritardo, ogni decisione non presa avranno un prezzo altissimo da pagare. Io la vedo come un’occasione unica per ripensare il sistema.

Sarebbe un peccato non cogliere il momentum di questa forte unità nazionale e sociale per fare il bene dell’Italia dei prossimi anni.Non possiamo cambiare il passato, il futuro invece sì.

Il futuro è oggi, non domani. Insieme, non da soli.

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